Rossi: "Per affrontare la sfida con efficacia, Simg è pronta a potenziare la propria rete di sorveglianza avvalendosi dell'esperienza maturata con RespiVirNet, il sistema di monitoraggio dell'influenza"
La Società Italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg) visto l'aumento di casi autoctoni di arbovirosi come Chikungunya, Dengue e West Nile Virus, "è da subito disponibile - afferma in una nota - a collaborare con l'Istituto Superiore di Sanità per una formazione ad hoc dei Medici di famiglia affinché abbiano delle competenze aggiornate". "Il medico di medicina generale è il primo osservatore sul territorio - spiega Alessandro Rossi (nella foto), Presidente Simg - e può intercettare i casi sospetti e avviare rapidamente il percorso di segnalazione e presa in carico. Per affrontare la sfida con efficacia, Simg è pronta a potenziare la propria rete di sorveglianza avvalendosi dell'esperienza maturata con RespiVirNet, il sistema di monitoraggio dell'influenza. Metteremo in campo una rete di medici sentinella formati e certificati, in collaborazione con le istituzioni sanitarie, a partire dall'Iss, con l'obiettivo di garantire una diagnosi precoce e il contenimento dei focolai". "Il ruolo dei medici di medicina generale è fondamentale per riconoscere subito i sintomi e fare diagnosi precoce, come ha dimostrato anche il recente caso in Emilia Romagna dove la diagnosi è stata fatta proprio da un medico di famiglia. "Per contenere efficacemente Dengue e Chikungunya una diagnosi precoce è fondamentale – sottolinea Anna Teresa Palamara, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità – Queste infezioni infatti possono essere trasmesse dalla zanzara che, dopo aver punto una persona infetta, punge una persona sana trasmettendo il virus.
Un esempio concreto del ruolo che può svolgere la Medicina Generale arriva proprio da uno dei recenti casi in Emilia-Romagna, diagnosticato tempestivamente da un medico di famiglia: un intervento che ha consentito di interrompere rapidamente la catena di trasmissione, con tempi più rapidi rispetto a quelli osservati in altre situazioni. "La diagnosi di Chikungunya in provincia di Piacenza effettuata da un Medico di Medicina Generale mi ha favorevolmente colpito e ha dimostrato il ruolo strategico che la medicina di famiglia può svolgere in questo contesto – sottolinea il Prof. Federico Gobbi, Direttore Scientifico IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR) e Professore Associato di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Brescia – Quando un paziente, che non ha viaggiato all’estero, ha un sintomo aspecifico come una febbre tende a rivolgersi al proprio medico di famiglia e non al centro di malattie infettive. Serve dunque una sensibilizzazione di tutta la classe medica per inserire nel panorama diagnostico anche la possibilità che si tratti di una arbovirosi autoctona. Lo sforzo delle autorità scientifiche in collaborazione con la SIMG verterà sulla realizzazione di materiali che possano rendere più semplice per il MMG la possibilità di identificare e diagnosticare tempestivamente queste patologie".
La malattia di West Nile o West Nile Disease (WND) è causata da un virus a RNA appartenente alla famiglia Flaviviridae, denominato West Nile Virus; generalmente è trasmessa alle persone e agli animali attraverso la puntura di zanzare infette del genere Culex. l virus è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda dal sangue di una donna con sintomatologia febbrile, proveniente dal distretto di West Nile (da cui il nome West Nile disease). Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio, ma al momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente: usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto usando delle zanzariere alle finestre svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate. Attualmente è diffuso in Africa, Medio Oriente, Nord e Sud America, Asia Occidentale ed Europa, dove è stato segnalato a partire dal 1958.
Intanto c'è stata una seconda vittima in Campania per la West Nile. Un uomo di 74 anni è deceduto venerdì scorso - secondo quanto riferiscono il Mattino e il Messaggero - all'Ospedale del Mare di Napoli ma la notizia si è appresa solo nelle ultime ore. L'uomo, nato a Pomigliano d'Arco, era stato trasferito d'urgenza in ospedale il 20 luglio scorso per un'emorragia digestiva. Due giorni dopo sono comparsi la febbre e uno stato confusionale, un quadro clinico aggravato da un'insufficienza renale. Il paziente è deceduto alle 4,20 di venerdì scorso. Ieri era morto un uomo di 80 anni originario di Maddaloni: era ricoverato all'ospedale di Caserta. Anche l'80enne morto ieri a Caserta era affetto da gravi patologie pregresse. Nello stesso ospedale è ricoverato per West Nile anche un altro anziano, sempre di Maddaloni. Nel Lazio, invece, è morto un uomo di 77 anni ricoverato all'Istituto Spallanzani di Roma: era affetto da patologie croniche e aveva subito un trapianto cardiaco. Aveva soggiornato nell'ultimo periodo a Baia Domizia, in provincia di Caserta, dove sono stati confermati nei giorni scorsi altri casi dell'infezione. Terza vittima della West Nile, invece, nel Lazio. E' un uomo di 86 anni morto all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Era tra i primi contagiati nel territorio ed era in terapia intensiva. Da quanto si apprende dalle prime informazione, sarebbe stato affetto da diverse patologie pregresse.
Non servono paludi lontane o foreste tropicali: per far nascere una zanzara può bastare un tappo di bottiglia con dell'acqua stagnante. E con la stagione estiva, la presenza delle zanzare è in aumento in tutta Italia, dalle città alle località turistiche. E oltre alle fastidiose punture, questi insetti possono essere veicolo di virus tipici di aree tropicali, come dengue, chikungunya e West Nile, ormai diffusi anche in Italia. "Le zanzare necessitano di acqua per deporre le uova - spiega Spinello Antinori, professore di malattie infettive all'Università di Milano e Direttore UOC malattie infettive 3 dell'ASST Fatebenefratelli Sacco - L'acqua che rimane negli invasi dei fiori, ad esempio, rappresenta un ottimo incubatore e può trasformare un ambiente domestico in un perfetto luogo di riproduzione".
Ecco quindi i consigli degli esperti per proteggersi e limitare la diffusione delle zanzare. Innanzitutto è importante fare il 'check-up' dell'acqua stagnante, controllando regolarmente balconi, sottovasi, bidoni e grondaie e svuotarli periodicamente, sopratutto prima di partire per le vacanze. Inoltre, sopratutto all'alba e al tramonto, è utile usare un repellente a base di DEET o icaridina. Vanno sempre seguite le indicazioni sulla confezione e ricordare di non spruzzare o strofinare mai il prodotto sotto i vestiti né su tagli, ferite o pelle irritata. Per utilizzare il repellente sul viso, va applicato prima sulle mani e poi distribuito su viso e collo. Se un repellente personale entra in contatto con gli occhi, vanno sciacquati con acqua. Il repellente va applicato dopo la protezione solare. Anche i bambini vanno protetti, ma non bisogna lasciare che si applichino il repellente da soli. Non bisogna esagerare con la quantità (una dose abbondante non è garanzia di una protezione migliore o più duratura) e non va mai applicato su mani, occhi o bocca. Quando si va in spiagga o in campeggio, va utilizzato anche un repellente spaziale, come diffusori elettrici e dispositivi da giardino, che possono aiutare a ridurre la presenza di zanzare in un'intera area. Infine, particolare attenzione va prestata all'abbigliamento: vanno prediletti i colori chiari (le zanzare sono attirate dai colori scuri) e i vestiti coprenti (maniche e pantaloni lunghi). Attenzione ai tessuti sintetici: ci sono repellenti che non vanno usati con alcuni tessuti come rayon, spandex e acetato.
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