Istituito il registro per tutti pazienti che diventano diabetici
Il coronavirus potrebbe favorire l'insorgenza di diabete in persone sane, oltre che esacerbare la malattia nei pazienti diabetici. Lo sostiene in una lettera al New England Journal of Medicine un gruppo di 17 esperti diabetologi nel mondo che ha dato vita al progetto 'CoviDiab Registry', un registro in cui annotare tutti i nuovi casi di diabete nei pazienti Covid e anche le complicanze metaboliche della malattia in pazienti diabetici contagiati dal SARS-Cov-2. Già ormai diversi studi ed evidenze cliniche nel mondo hanno dimostrato che il coronavirus è più aggressivo con i pazienti diabetici, e l'ipotesi è che il virus danneggi ulteriormente il metabolismo del glucosio di questi pazienti, andando ad interferire con il funzionamento di organi quali il pancreas, l'intestino, il fegato e i reni, ampiamente coinvolti nella regolazione del glucosio. Il motivo è che anche le cellule di questi organi presentano il recettore ACE2, che il virus usa per penetrare e infettare le cellule umane. Ma l'idea è che la relazione tra coronavirus e diabete sia bidirezionale, ovvero che il coronavirus non solo è più cattivo con i diabetici ma potrebbe anche favorire l'insorgenza della malattia.
"Il diabete è una delle malattie croniche più diffuse nel mondo - sottolinea Francesco Rubino, del King's College Londra che ha contribuito a sviluppare il registro - e stiamo cominciando ora a realizzare le conseguenze dell'inevitabile scontro tra le due pandemie (di diabete e di coronavirus). Il meccanismo con cui il virus influenza il metabolismo del glucosio non è ancora chiaro - continua - e non sappiamo se la manifestazione acuta del diabete nei pazienti Covid rappresenti l'esordio di una malattia classica (diabete di tipo 1 o 2) o invece una nuova forma di malattia". "Sono ancora molti i punti oscuri dei rapporti tra Covid-19 e diabete, e solo dalla ricerca scientifica sarà possibile avere le risposte che ci servono per poter affrontare questa ennesima sfida sanitaria - rileva Francesco Purrello (nella foto) dell'università degli Studi di Catania in un commento all'Ansa. Questa iniziativa va nella direzione giusta - continua Purrello che è anche presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID): tenta di raccordare e ottenere in maniera organizzata tutta una serie di informazioni che serviranno a costruire un grande archivio internazionale. Dalla forza dei numeri - conclude l'esperto - e della ricerca coordinata mi aspetto i migliori risultati''.
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