E' il deficit di proteine cruciali nella lotta ai virus (gli interferoni di tipo 1)
Nel sistema immunitario c'è una 'spia' che potrebbe aiutare a riconoscere le forme più gravi di Covid-19: è il deficit di proteine cruciali nella lotta ai virus (gli interferoni di tipo 1), condizione che solitamente si combina con un'elevata presenza di virus nel sangue e una risposta infiammatoria esagerata. Lo dimostra lo studio condotto su 50 pazienti da un gruppo francese guidato dall'Università di Parigi. I risultati, pubblicati su Science, potrebbero aprire a una nuova terapia combinata che unisca l'integrazione di interferone con la neutralizzazione dell'infiammazione. Stando ai dati epidemiologici, circa il 5-10% dei pazienti Covid progredisce verso una forma di malattia molto severa, ma restano ancora da chiarire i meccanismi immunitari che portano a questa cascata incontrollata di eventi.
Studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” e il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston
Somministrato per iniezione due volte l'anno, il farmaco ha dimostrato un'efficacia di oltre il 99,9% nel prevenire il contagio negli adulti e negli adolescenti, talmente alta da poter essere considerato funzionalmente simile a un vaccino
Metà dei casi in Sud Sudan e Afganistan, un miliardo a rischio
Coinvolti Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia
Commissario straordinario, armonizzare azioni nei territori
Le indicazioni per la prossima campagna ricalcheranno quelle dello scorso autunno, quindi l'anti-Covid sarà "raccomandato" a persone di età pari o superiore a 60 anni. Dalla Florida sconsigliano i vaccini mRna
Lo rivela una ricerca sul New England Journal of Medicine
Nello spot di Italia Longeva il rapporto speciale tra nonno e nipote per sensibilizzare sulla importanza della prevenzione vaccinale per difendersi dalle malattie più temibili nella terza età
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