Nirsevimab ha dimostrato di ridurre del 70% il bisogno di assistenza medica e del 78% le ospedalizzazioni causate dall’infezione da virus respiratorio sinciziale (RSV)
I risultati dello studio di Fase 2b su Nirsevimab somministrato ai neonati pretermine sani hanno dimostrato una riduzione significativa del bisogno di assistenza medica e delle ospedalizzazioni dovute alle infezioni del tratto respiratorio inferiore (LRTI), principalmente bronchioliti e polmoniti, causate dall’RSV. I risultati che sono stati pubblicati su “New England Journal of Medicine” dimostrano per la prima volta che un anticorpo monoclonale a dose singola può proteggere i neonati per tutta la durata della stagione epidemica dell’RSV.1
“Nirsevimab ha riportato risultati entusiasmanti. Sono dati che mettono in evidenza il potenziale di questo innovativo approccio nel proteggere dall'RSV tutti i neonati grazie ad una sola iniezione a copertura dell'intera stagione epidemica autunno-invernale", ha affermato il Prof.
Nirsevimab è un anticorpo monoclonale (mAb) a lunga emivita per l’immunizzazione passiva dall’RSV.In pratica, l’anticorpo protettivo viene somministrato direttamente al bambino per aiutarlo a prevenire l'RSV.1 Nirsevimab potrebbe costituire un nuovo standard di prevenzione offrendo una forma di immunizzazione innovativa che fornisce a tutti i bambini una protezione immediata e sostenuta per tutta la loro prima stagione di esposizione al virus, vale a dire nel momento in cui sono maggiormente a rischio di infezione o complicanze. Si stima infatti che il 90% dei bambini sia destinato ad essere esposto all’infezione da virus respiratorio sinciziale prima dei due anni.2
Endpoint primari e secondari raggiunti per lo studio di fase 2b
Come previsto dall’endpoint primario, Nirsevimab ha ottenuto una riduzione statisticamente significativa del 70,1% (IC 95%: 52,3% -81,2%) delle ospedalizzazioni causate da infezioni del tratto respiratorio inferiore da virus respiratorio sinciziale rispetto al placebo per 150 giorni dopo la somministrazione della dose. Nell'endpoint secondario, Nirsevimab ha ottenuto una riduzione relativa del 78,4% (IC 95%: 51,9% -90,3%) dell'incidenza dei ricoveri legati a infezioni del tratto respiratorio inferiore da virus respiratorio sinciziale rispetto al placebo per 150 giorni dopo la dose. Il profilo di sicurezza di Nirsevimab è risultato simile al placebo e non ha registrato reazioni di ipersensibilità significative.1
“È incoraggiante vedere da questi dati che gravi complicazioni da virus respiratorio sinciziale possono essere ridotte in neonati prematuri sani”, ha affermato John Shiver, Vicepresidente senior per la ricerca e lo sviluppo globale, Sanofi Pasteur. “Fino all'80% dei bambini ricoverati in ospedale per virus respiratorio sinciziale sono per lo più sani senza complicazioni precedenti. Oggi questi bambini non hanno alcuna opzione preventiva registrata che possa proteggerli."
Il virus respiratorio sinciziale (RSV)
L'RSV, è un virus comune, contagioso, che infetta le vie respiratorie. Rappresenta la causa più comune di bronchiolite e polmonite in bambini di età inferiore a un anno,3,4 e i relativi costi di ospedalizzazione sono associati ad un aumento dei costi per il sistema sanitario.5
A livello globale, nel 2015, sono stati rilevati oltre 33 milioni di casi di infezioni respiratorie acute da RSV nei bambini di età inferiore ai cinque anni che hanno reso necessario il ricovero in ospedale per più di tre milioni di bambini, con quasi 60mila decessi.6 Quasi l'80% dei bambini ricoverati per RSV sono per lo più sani,7 ma per questi bambini ad oggi non c’è alcuna opzione di immunizzazione registrata.1
Lo sviluppo clinico di Nirsevimab
Lo studio di Fase 2b è stato condotto in 164 centri di 23 Paesi. 1447 prematuri sani nati tra la 29a e la 35a settimana di gestazione sono stati randomizzati (2:1) per ricevere una singola iniezione intramuscolare di nirsevimab o placebo all’inizio della stagione epidemiologica RSV. Successivamente, i bambini sono stati monitorati per 5 mesi, cioè per tutta la stagione epidemica dell’RSV, per valutare l’eventuale insorgenza di infezione da RSV e relativo bisogno di assistenza medica ed ospedalizzazione.1
Dal 2019, sono stati avviati ulteriori studi di Fase 3 e di Fase 2/3 per misurare la sicurezza e l'efficacia di Nirsevimab nella prevenzione delle infezioni del tratto respiratorio inferiore causato da RSV in ulteriori gruppi di neonati sani, inclusi i nati a termine sani. Gli studi saranno condotti in oltre 350 centri negli emisferi nord e sud e i risultati sono previsti nel 2023.8,9
Nirsevimab
Nel marzo 2017, AstraZeneca e Sanofi Pasteur hanno annunciato un accordo per sviluppare e commercializzare congiuntamente Nirsevimab. Secondo i termini dell'accordo, AstraZeneca ha condotto tutte le attività di sviluppo fino alle prime approvazioni iniziali e ne mantiene le attività di produzione e Sanofi Pasteur guiderà le attività di commercializzazione. Nel febbraio 2019, nirsevimab di ha ricevuto la designazione di Breakthrough Therapy dalla Food and Drug Administration americana e ha ottenuto l'accesso al programma PRIority MEdicines (PRIME) dall’European Medicines Agency, a conferma delle sue caratteristiche di potenziale innovatività per la prevenzione dell’RSV.
Bibliografia
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