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Al via il tour de force del fisco. E dal 15 ottobre stop alla tregua Covid

Professione Redazione DottNet | 15/09/2020 17:38

Sono 192 scadenze che attendono i contribuenti tra 187 versamenti (di cui 13 sono posticipi di pagamento dovuti a slittamenti provocati dal Covid), 2 comunicazioni e 3 adempimenti

Scatta il tour de force impostoci dal fisco. Una giornata campale che "metterà a dura prova la tenuta finanziaria di tantissime imprese, soprattutto di piccola dimensione”. È quanto rileva l’Ufficio Studi della Cgia contando ben 192 scadenze che attendono i contribuenti tra 187 versamenti (di cui 13 sono posticipi di pagamento dovuti a slittamenti provocati dal Covid), 2 comunicazioni e 3 adempimenti.

“Non è che i contribuenti saranno chiamati a onorarle tutte 192,– precisa la Cgia – tuttavia la giornata sarà molto impegnativa, soprattutto dal punto di vista economico. La quota da versare all’erario sarà molto impegnativa”. A pesare saranno soprattutto l‘Iva, i contributi previdenziali l‘Ires, l’Irap e il saldo/acconto Irpef (queste ultime per coloro i quali hanno optato per la rateizzazione). Complessivamente, entro il prossimo 30 settembre saranno 270 le scadenze da onorare.

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Per quanto riguarda le 13 scadenze sospese causa Covid-19, la Cgia ricorda che con il decreto di agosto (in fase di conversione di legge) è prevista una ulteriore parziale proroga per queste 13 scadenze secondo le seguenti modalità: il 50 per cento del dovuto si può versare in un’unica soluzione entro il 16 settembre o in 4 rate mensili di pari importo (di cui la prima il 16 di settembre); il restante 50 per cento del dovuto si può rateizzare al massimo in 24 rate mensili di pari importo, con il versamento della prima rata a partire dal 16 gennaio 2021.

Intanto si avvicina un'altra scure per il contribuente: dal prossimo 15 ottobre la tregua causata dall’emergenza Coronavirus tra Fisco e chi non ha pagato le cartelle esattoriali cesserà. In quella data, dunque, terminerà il divieto di notifica delle cartelle di pagamento ma anche di promuovere nuove azioni esecutive o cautelari. In soldoni, via libera ai pignoramenti per coloro che non hanno saldato il loro debito verso l’Agenzia delle Entrate e anche nel caso delle ingiunzioni fiscali emesse dagli enti territoriali (Comuni e Regioni).

L'Agenzia potrà pignorare i redditi fino ad un massimo del 20% del loro importo. Intoccabili lavatrici e frigoriferi, letti, tavoli e armadi, stoviglie, abiti e biancheria. Sono esclusi però - tranne i letti - tutti quei mobili che hanno un evidente valore artistico o di antiquariato. Salvi anche viveri e combustibili necessari per il sostentamento di un mese, mentre le polizze assicurative sono sempre impignorabili. Sempre per salvaguardare la sopravvivenza e la dignità del debitore, lo Stato non mette le mani su sussidi e pensioni minime.

“In attesa che dopo 20 anni di promesse arrivi finalmente una strutturale riduzione delle tasse e la tanto agognata semplificazione dei rapporti tra fisco e contribuente – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – domani l’erario ci chiede l’ennesima prova di fedeltà fiscale. Un appuntamento che gli italiani non mancheranno di onorare, anche se lo Stato continua a chiedere troppo e in cambio dà troppo poco, perché la qualità e quantità dei servizi resi sono mediamente insufficienti, soprattutto nei riguardi di coloro che ne hanno più bisogno, come il ceto medio e i piccoli imprenditori”.

“Aspettando che arrivino i soldi del Recovery Fund, il Governo – sottolinea il segretario della Cgia Renato Mason – ha l’obbligo di mettere mano al sistema fiscale e renderlo più giusto ed equo. Solo con una tassazione a livello europeo possiamo porre le basi affinché il nostro settore produttivo possa confrontarsi ad armi pari con i concorrenti stranieri. Se, invece, l’esecutivo aspetterà ancora senza dare alcuna risposta, soprattutto alle Pmi, rischiamo di non farcela. Con troppe tasse questo Paese non ha un futuro, in particolar modo nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione è molto elevata e le imprese in difficoltà hanno ormai raggiunto il livello di guardia”.

L’Ufficio studi della CGIA ha inoltre ricostruito la serie storica della pressione fiscale registrata in Italia. Negli ultimi 40 anni quest’ultima è salita di 11 punti percentuali. Se nel 1980 era al 31,4 per cento, nel 2019 si è attestata al 42,4 per cento. In questo periodo la punta massima è stata raggiunta 2013, quando il prelievo ha raggiunto la soglia del 43,4 per cento. Livello raggiunto a seguito dell’inasprimento della tassazione imposto dal governo Monti che ha reintrodotto la tassa sulla prima casa, ha aumentato i contributi Inps sui lavoratori autonomi, ha inasprito il prelievo fiscale sugli immobili strumentali, ha ritoccato all’insù il bollo auto, etc.

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