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Concorso specializzazioni, azioni legali contro il blocco

Professione Redazione DottNet | 14/10/2020 20:53

Anaao e Als: se la vicenda non si concluderà in tempi rapidi e con modalità soddisfacenti avvieremo azioni legali al fine di tutelare i 24mila colleghi

Ancora al palo il concorso specializzazioni mediche. E adesso sceondono in campo Anaao, Als e Fnomceo contro un immobilismo che sta danneggiando decine di migliaia di laureati. "Anaao Giovani e Associazione Liberi Specializzandi (ALS) giudicano insoddisfacente l’incontro al Ministero dell’Università e Ricerca, convocato per trovare una soluzione alle ormai note problematiche del concorso di specializzazione 2020-2021. Per di più l’ennesima assenza del Ministro Manfredi al tavolo di confronto, dallo stesso convocato e organizzato, ci ha lasciati dubbiosi sulle sue reali intenzioni", scrivono in una nota nota le due associazioni mediche.
 
Per Anaao Giovani e ALS, poi non cè stato alcun "cenno ai rimedi procedurali da adottare in risposta alle azioni legali che si sono succedute in queste settimane dopo le modifiche al regolamento concorsuale che stanno tenendo in ostaggio oltre 24.000 medici e nessuna rassicurazione sulla tempistica di avvio dei percorsi di specializzazione".
 
"La mancanza di trasparenza nella comunicazione da parte del ministero - scrivono ancora - contribuisce a creare un clima di tensione per un’intera generazione di giovani medici, che non chiede altro che completare la propria formazione professionale e non essere costretta ad emigrare.Da parte nostra, abbiamo ribadito con forza che la priorità è mettere il concorso “in sicurezza” da azioni legali che possono compromettere tutta la procedura concorsuale e che occorre l’immediata pubblicazione della graduatoria concorsuale, eliminando tutte le norme che possono paralizzare l’intero Sistema della Formazione Medica”.

Per senso di responsabilità attenderemo e valuteremo la precisa road map assicurata dai tecnici del ministero, riservandoci, qualora la vicenda non si concluda in tempi rapidi e con modalità soddisfacenti, azioni legali al fine di tutelare i 24.000 giovani colleghi che, dopo anni di studio e sacrifici, vivono in questi giorni momenti di estrema insicurezza sul loro futuro. Ribadiamo ancora una volta che i medici non possono essere ostaggio di errori procedurali e non possono pagare a caro prezzo manifeste incapacità gestionali”, concludono.

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Anche Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, lancia un appello al ministro: “Sbloccare la graduatoria del concorso di specializzazione in Medicina, ammettendo tutti i candidati, ferma restando la graduatoria attuale, affinché i ricorsi pendenti non facciano slittare di ulteriori sei mesi, forse un anno, l’inizio delle scuole, vanificando lo sforzo del Governo che ha aumentato da 8.776 a 14.395 il numero di borse”. Anelli aveva anticipato la richiesta sabato scorso per le vie brevi, lanciando un appello al ministro dell’Università e ricerca, Gaetano Manfredi, e al ministro della Salute, Roberto Speranza. Ieri la stessa istanza è stata riproposta con una lettera ufficiale. Il problema, si ricorderà, è la mancata pubblicazione, attesa per il 5 ottobre e poi sospesa dal Miur, della graduatoria unica per l’accesso alle scuole di specializzazione. Motivo: l’elevato numero di ricorsi presentati contro le nuove disposizioni introdotte quest’anno nel bando.

Anche per il futuro Anelli chiede l’implementazione del numero di borse, in modo da ridurre, sino ad azzerarlo, il cosiddetto imbuto formativo, dovuto al gap tra il numero di laureati e quello dei posti nelle scuole e al corso per la Medicina generale. Presupposto per correlare, con un provvedimento legislativo, i due dati, in modo che a ogni laurea corrisponda una borsa.

“Si chiede inoltre l’intervento autorevole delle SS.VV. – continua Anelli – affinché si proceda a stanziare ulteriori risorse economiche adeguate a incrementare i contratti di formazione specialistica, previsti dai bandi di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria, in misura tale da consentire a tutti i medici che ancora non ne hanno avuto l’opportunità di avere accesso alla formazione specialistica e di poter sopperire in questo modo alla grave carenza di specialisti in campo sanitario. Ebbene, è auspicabile, infatti, che si proceda alla abolizione dell’imbuto formativo e che si sviluppi una riforma della formazione medica che riconosca maggiori diritti e tutele ai medici in formazione, per la centralità della medicina sul territorio”.

Conclude Anelli: “Non possiamo non ribadire che risulta necessario adottare un provvedimento legislativo che preveda una riforma del percorso formativo del medico, che deve diventare un unicum dall’immatricolazione alla specializzazione, e che correli il numero dei laureati ai posti nelle scuole e al corso per la Medicina generale, così da garantire che a ogni laurea in Medicina corrisponda una borsa di specializzazione o per la Medicina generale”.

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