"Stare a casa": Iss, criticità negli ospedali a brevissimo. Contagi a quota 19mila. Palù, i tamponi non sono lo strumento per la salvezza
La situazione è "grave" e l'epidemia da Covid-19 in Italia è in peggioramento, con un indice di trasmissibilità che ha raggiunto l'1,50. Una situazione a fronte della quale sono necessarie misure più drastiche, a partire dalla restrizione alla mobilità e alle attività non essenziali. L'ultimo monitoraggio settimanale del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità sull'andamento della curva epidemica traccia un quadro allarmante, invitando la popolazione a restare a casa quando possibile ed a limitare tutte le occasioni di contatto. L'incessante aumento dei casi - con 7.625 focolai attivi, di cui 1.286 nuovi -, avvertono ministero e Iss, ha determinato segnali di criticità dei servizi territoriali e del "raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali".
In altre parole, il carico di lavoro non è più sostenibile sui servizi sanitari territoriali per i quali è divenuto impossibile tracciare in modo completo le catene di trasmissione del contagio.
Al contempo, l'invito alle Regioni è quello di realizzare una rapida analisi del rischio e considerare un "tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione nelle aree maggiormente affette". L'andamento è confermato anche dai dati dell'odierno bollettino sui contagi, secondo cui l'incremento dei casi nelle ultime 24 ore è di 19.143, individuati con 182.032 tamponi, il numero più alto dall'inizio dell'emergenza. In calo invece l'incremento delle vittime, 91 in un giorno (ieri erano 136). Ancora una volta la Lombardia è la regione che fa segnare l'incremento più alto, 4.916 nuovi casi in 24 ore, seguita da Campania (2.280), Piemonte (2.032), Veneto (1.550), Lazio (1.389) e Toscana (1.290). Superata inoltre la soglia dei mille ricoveri per Covid nelle terapie intensive, con 1.049 pazienti. "La curva dei casi sta salendo in modo importante, con un aumento del 50% della percentuale di positivi sul totale dei tamponi fatti in poco più di 10 giorni", commenta Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e ordinario di Malattie infettive all'università del capoluogo ligure.
La previsione, afferma, è che la curva "continuerà a salire fino al raggiungimento del picco e successivamente di una situazione di plateau, ma al momento il picco è ancora lontano". Indubbia la necessità di inasprire le misure: "Andrebbe innanzitutto limitata la circolazione delle persone più fragili con patologie e degli anziani. Penso che un lockdown mirato per queste categorie potrebbe essere il passo successivo, al fine di tutelarle dal contagio". Ad ogni modo la speranza allo stato attuale è che questa circolazione molto alta del virus, conclude l'infettivologo, "possa creare un minimo di immunità nella popolazione, anche se non si può parlare di immunità di gregge ed ancora non sappiamo molto circa la eventuale durata di tale immunità".
Intervista con Palù
La strategia dei tamponi su larga scala è utile ma non è la panacea in questo momento di crescita dell'epidemia da Covid-19 in Italia. Ad indicare i limiti del ricorso a tale procedura è Giorgio Palù, docente emerito di virologia all'Università di Padova, che sottolinea: "Il tampone "è un utilissimo mezzo diagnostico ma non possiamo scambiarlo per una modalità salvifica". Ed anche vari scienziati afferenti all'Associazione Luca Coscioni rilevano la necessità di adottare una politica più mirata per l'utilizzo dei tamponi. Se con i tamponi si pensa cioè in questo momento, di "azzerare i contagi o contenere la pandemia, ciò - avverte Palù - è impraticabile". In altri termini, "i tamponi sono fondamentali per fare la diagnosi e per seguire la traccia dell'evoluzione pandemica, ma oggi siamo già arrivati al massimo delle nostre capacità".
I tamponi, spiega, "vanno fatti ai sintomatici ed ai loro contatti, ma ritenerli una strategia salvifica non ha senso, perchè anche con un milione di tamponi non risolveremmo il problema. Infatti, con il 90% di asintomatici e con una diffusione del virus che va ben oltre quella che noi vediamo, la rincorsa ai tamponi è impossibile, sia dal punto di vista pratico sia scientifico data l'estrema numerosità dei focolai". Lo strumento principale in questo momento, invece, è rappresentato secondo Palù dal distanziamento: "Il distanziamento va garantito con misure più severe, il che vuol dire evitare riunioni e assembramenti, fare estrema attenzione ai raduni in casa e incentivare al massimo lo smart working". Piuttosto, "dobbiamo chiederci a cosa siano dovuti i numeri in crescita attuali, e la risposta - afferma Palù - è che dal 24 settembre hanno iniziato a muoversi 8 milioni di studenti , con un sovraccarico dei mezzi pubblici". Un diverso utilizzo dei tamponi è auspicato anche dall'Associazione Coscioni che, con 2 ex presidenti ISTAT, ha proposto il monitoraggio di poche migliaia di persone ogni 15 giorni per conoscere davvero la diffusione del virus sul territorio con la possibilità di testare con il tampone un campione statistico, che comprenda sintomatici e asintomatici.
Ora la proposta è diventata un'interrogazione parlamentare, appena presentata dal deputato Gennaro Migliore. Non è citando giorno per giorno, il numero di casi positivi e di tamponi effettuati, affermano gli esperti, che possiamo cioè capire cosa stia accadendo realmente. Infatti, concludono, "i casi positivi riguardano tamponi di uno o più giorni precedenti; le tipologie di tamponi impiegate hanno sensibilità differenti; il raffronto del tasso di contagio è condizionato dalle differenti regole sulla somministrazione dei tamponi, a marzo soltanto sui sintomatici, ora essenzialmente su persone che hanno avuto contatti con casi positivi; in ogni caso con l'impossibilità di riferirlo alla popolazione generale".
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