Ricciardi, occorre approvarli subito. Silvestri, grande amarezza sul ritardo dell'Italia
Mentre le campagne vaccinali anti-Covid rallentano in tutta Europa per la crisi degli approvvigionamenti, cresce la domanda di anticorpi monoclonali. Una terapia rivolta solo ai pazienti non gravi, agli esordi della malattia, e non ospedalizzati, che ha dimostrato negli studi di ridurre la mortalità del 70%. L'utilizzo è già in atto da mesi negli Stati Uniti, in Israele, e da questa settimana anche in Germania e Ungheria. Ma anche in questo caso bisognerà fare i conti con l'enorme richiesta e i tempi della produzione. L'azienda farmaceutica Eli Lilly, una delle produttrici di anticorpi, proprio oggi ha avvertito: "La domanda crescente a livello globale impone un appropriato processo di pianificazione delle richieste dei vari Paesi per rendere il farmaco disponibile ai pazienti".
Tuttavia l'Italia su questa terapia, rispetto ad altri Paesi, è in ritardo. Proprio oggi l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha fatto sapere che è stato posticipato di due settimane il termine per partecipare allo studio sugli anticorpi e la nuova data è il 15 febbraio, per ragioni legate all'organizzazione.
Da Atlanta ha espresso all'ANSA tutta la sua amarezza per il mancato arrivo in Italia degli anticorpi monoclonali Guido Silvestri, da anni professore di patologia generale alla Emory University: "Il mio dispiacere è che grazie a un mio contatto personale con il Chief scientific officer dell'Eli Lilly ero riuscito ad ottenere in ottobre che la casa farmaceutica mettesse a disposizione dell'Italia 10 mila dosi di anticorpi monoclonali 555 per un trial clinico pragmatico. Che potevano arrivare anche a 20-30 mila dosi. E salvare chissà quante vite, quando ancora la seconda ondata non era nel pieno. Ma dopo un incontro online del 29 ottobre tra Aifa, l'azienda, l'Iss e rappresentanti del Cts e del Ministero della Salute questa cosa non è successa. Per motivi che rimangono oscuri". E ha aggiunto: "Il vice presidente dell'azienda farmaceutica Ajy Nirula, responsabile per lo sviluppo degli anticorpi era disposto a renderli disponibili per gli italiani in poche ore".
Sull'argomento è intervenuto anche il farmacologo Carlo Centemeri, della Lorenzini Medical Foundation MI-NY: "Per ragioni razionalmente non comprensibili - ha detto - l'Italia ha deliberatamente ignorato la strada dei monoclonali già in commercio, lasciando cadere nel vuoto anche l'occasione di sperimentarli, gratuitamente, già a partire da novembre. L'Italia ha però investito l'equivalente di Berlino, 380 milioni di euro, in un progetto tutto italiano, quello di Toscana Life Sciences (TLS), che è molto promettente ma ben lontano dall'effettiva disponibilità per i pazienti". In serata da Genova la clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino ha chiesto all'Aifa di avere in sperimentazione gli anticorpi monoclonali.
"Secondo le ultime ricerche - ha comunicarlo il direttore Matteo Bassetti - gli anticorpi monoclonali sembrerebbero in grado di ridurre del 70% le ospedalizzazioni e del 70% la mortalità. Dispiace perché erano stati offerti all'Italia con diecimila dosi gratuite parecchi mesi fa e probabilmente ci avrebbero fatto molto comodo se li avessimo avuti durante la seconda ondata". Lo scorso 22 dicembre il direttore generale dell'Aifa Nicola Magrini, in conferenza stampa, aveva riposto sottolineando che l'agenzia, sugli anticorpi monoclonali "e' sempre stata aperta" e che non rispondeva a verita' "che ne avesse rifiutato l'accesso in Italia".
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