Il prodotto russo sfrutta la tecnologia a vettore virale. Anche in questo caso l'obiettivo finale è far produrre al sistema immunitario gli anticorpi diretti contro la proteina spike di Sars-Cov-2
L'Ema ha avviato la valutazione del vaccino russo Sputnik V. Lo rende noto la stessa Ema. Dopo l'approvazione da parte dell'Ema" del vaccino Sputnik V contro il Covid, "saremo pronti a fornire vaccini per 50 milioni di europei a partire da giugno 2021": lo ha dichiarato il capo del Fondo Russo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev, in una nota dell'ente ripresa dall'agenzia Interfax.
Nel comunicato, l'Ema specifica che a presentare domanda per l'Ue è stata la filiale tedesca del gruppo farmaceutico russo R-Pharm. La decisione di avviare la revisione in tempo reale, prosegue Ema, si basa sui risultati di studi di laboratorio e studi clinici sugli adulti.
Sputnik V, il vaccino russo a vettore virale sviluppato per Covid-19, sarebbe efficace nel prevenire lo sviluppo della malattia nel 91% dei casi. Ad annunciarlo è una pubblicazione sulla rivista "The Lancet". Un risultato importante raggiunto nella sperimentazione di fase III su oltre 20 mila individui.
A differenza dei vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, Sputnik V sfrutta -come AstraZeneca e Johnson & Johnson- la tecnologia a vettore virale. Anche in questo caso l'obiettivo finale è far produrre al sistema immunitario gli anticorpi diretti contro la proteina spike di Sars-Cov-2. Ciò che cambia nel caso dei vettori virali è il metodo con cui ciò si verifica. Questo tipo di vaccini infatti è caratterizzato da due componenti: un virus reso innocuo (la scatola) contenente una piccola porzione di Dna che serve a far produrre la proteina spike.
Il vaccino Sputnik, a differenza degli altri a vettore virale, sfrutta due "scatole" differenti. Nella prima iniezione viene utilizzato il virus Ad26 per la prima dose e Ad25 per la seconda, a 21 giorni dalla prima. Una scelta, quella di utilizzare due vettori differenti, utile a ridurre il rischio che, dopo la prima dose, l’organismo produca anticorpi contro la prima "scatola" con una conseguente riduzione di efficacia della vaccinazione. Il vaccino Sputnik V, dunque, è in realtà la combinazione di due vaccini. Lo studio pubblicato su "The Lancet", il primo di un certo livello sull'efficacia del vaccino russo, ha coinvolto oltre 20 mila persone.
Circa 16 mila hanno ricevuto le due dosi, poco più di 5 mila il placebo. Analizzando nel tempo chi ha sviluppato i sintomi della malattia, lo studio ha concluso che a fronte di 16 positività al virus nel gruppo del vaccino e 62 nel placebo, Sputnik V è efficace nel prevenire la malattia sintomatica nel 91% dei casi. Un risultato importante -anche se alcuni punti devono essere ancora chiariti e che potrebbero far diminuire di poco la percentuale di efficacia- che indica la bontà del metodo utilizzato e inserisce di diritto Sputnik V tra i vaccini da tenere in grande considerazione nella lotta al virus. Non a caso, proprio per aver utilizzato due vettori differenti, sono allo studio diversi clinical trials volti a verificare se la combinazione di approcci differenti (adenovirus + mRNA, adenovirus differenti tra prima e seconda dose) porti ad un'aumentata efficacia della vaccinazione.
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