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Medici e garante privacy contro il pass vaccinale: ecco le norme bocciate

Sanità pubblica Redazione DottNet | 04/05/2021 17:51

La Fimmg invita ad attendere i decreti attuativi. Intanto la Commissione Europea spinge per la ripresa dei viaggi

Il garante della privacy potrebbe dare ragione ai medici che si oppongono al rilascio del certificato verde per il Covid. Nell'intervista che Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, ha rilasciato a Dottnet nei giorni scorsi il messaggio era chiaro: "Abbiamo per il momento chiesto ai collehi di evitare il rilascio di certificazioni inerenti il Green Pass in attesa di maggiori chiarimenti", precisa Scotti. "Tra l'altro il medico deve certificare solo ciò che gli compete e non ciò che hanno fatto altri colleghi: c'è il rischio di incappare in un falso ideologico, perciò aspettiamo ragguagli operativi". E poi aggiungere anche il pass significa aggravare ulteriormente il già incombente carico certificativo, tuona il numero uno della Fimmg.  Sull’avvertimento lanciato dalla Fimmg pesa a sua volta l’avvertimento formale al governo espresso dal Garante della privacy. La federazione dei medici di base, proprio perché – come sottolinea il Garante – sono a rischio i dati personali, sensibili dei pazienti – invita “i colleghi ad attendere maggiori chiarimenti in relazione al rilascio della suddetta certificazione”. Chiarimenti che allo stato attuale non sono arrivati. Insomma inutile negarlo, lo scontro c'è. E a gettare benzina sul fuoco si è aggiunto anche il Garante della privacy per il quale il Governo ha trascurato aspetti importanti, che rischiano di compromettere il buon funzionamento del pass, e di aprire a possibili violazioni della privacy e della libertà dei cittadini. Intanto il premier Draghi ha confermato che "Dobbiamo offrire regole chiare, semplici per garantire che i turisti possano venire da noi in sicurezza. A partire dalla seconda metà di giugno sarà pronto il Green pass europeo. Nell'attesa il governo italiano ha introdotto un pass verde nazionale, che entrerà in vigore a partire dalla seconda metà di maggio".

Vediamo inannzitutto quali sono le norme finite nel mirino del Garante:

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L’art. 2 del D.l. 52/2021 consente gli spostamenti tra Regioni o Province in zona rossa o arancione, oltre che nei casi già noti, anche a tutte le persone munite del pass. L’art. 5 comma 4 D.l. 52/2021 prevede la possibilità di richiedere il pass vaccinale  come condizione di accesso ad eventi sportivi, qualora ciò sia previsto dalle linee guida della Conferenza stato regioni o dal sottosegretario allo sport;

L’art. 7 comma 2 consente che linee guida nazionali o della conferenza stato regioni, possano richiedere il pass vaccinale come condizione per l’ingresso a fiere, convegni e congressi. L’art. 9 comma 2 stabilisce che le certificazioni siano rilasciate a richiesta dell’interessato. Si prevedono tre certificazioni diverse a seconda che attestino: il completamento del ciclo vaccinale oppure l’avvenuta guarigione da Covid o ancora l’esito negativo del test rapido o molecolare. I tre certificati avranno una diversa durata di validità: mentre quelle da ciclo vaccinale e guarigione Covid dureranno 6 mesi, la certificazione del tampone negativo avrà una durata di 48 ore.

Queste disposizioni saranno valide (art. 9 comma 9) fino all’entrata in vigore della normativa europea sul Digital Green Certificate.

Dopodiché si renderà necessario rivedere la normativa per fare in modo che la piattaforma che raccoglie i dati dei pass vaccinali sia interoperabile con la piattaforma che raccoglie i certificati verdi europei, e che quest’ultima comunichi con l’analoga piattaforma nazionale degli altri Stati membri.

Il decreto Riaperture rinvia ad un successivo Decreto del Presidente del Consiglio per stabilire:

  • le specifiche tecniche delle piattaforme;
  • i dati e le informazioni da riportare nel certificato;
  • la struttura dell’identificativo che consente di verificare l’autenticità, la validità e l’integrità delle informazioni;
  • l’indicazione dei soggetti responsabili del trattamento dati;
  • i tempi di conservazione dei dati;
  • le misure per assicurare la protezione dei dati.

Nell’attesa del decreto attuativo, sarà comunque possibile farsi rilasciare la certificazione in forma cartacea dal medico, dal pediatra, dalla farmacia che esegue il test diagnostico, dalla struttura sanitaria pubblica o privata.

Cosa c'è da rivedere per il Garante della Privacy

Le norme contenute nel Decreto Riaperture non sono sufficienti secondo il Garante della Privacy ad assicurare la tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini. Il 23 aprile, con avvertimento indirizzato al Governo, l’Autorità indipendente ha elencato le “criticità” del provvedimento sul pass vaccinale e i pericoli che comportano (Provvedimento 23 aprile 2021, n. 156). Il primo rimprovero è quello di non aver consultato preventivamente il Garante della Privacy, quando invece sarebbe stato necessario eseguire una valutazione di impatto di queste norme sui diritti e le libertà dei cittadini.

Il secondo rilievo, riguarda la base giuridica che introduce il pass vaccinale che secondo il Garante, non sarebbe valida perchè mancante di elementi essenziali richiesti dal Regolamento Europeo e dal Codice privacy. Il decreto Riaperture non indicherebbe in modo tassativo ed esplicito per quali finalità è richiesto il pass vaccinale. L’indicazione delle finalità è invece indispensabile per stabilire se il sacrificio della privacy  preteso ai cittadini è proporzionato a realizzare gli scopi perseguiti o se è invece eccessivo.

E poi, avverte il Garante, se si lasciano indeterminate le finalità per le quali è richiesto il pass, cosa ci assicura che in futuro esso non venga richiesto per accedere a luoghi o servizi, o per instaurare un rapporto di lavoro o per essere ammessi a scuola? È discutibile anche la scelta del Governo di adottare un sistema di pass provvisorio prima dell’avvio del certificato europeo, atteso per il prossimo mese di giugno. Il rischio annunciato dal Garante è che il sistema nazionale che entra in vigore adesso, possa trovarsi in seguito disallineato rispetto a quello europeo. Soprattutto, andrebbero limitate chiaramente le informazioni contenute nel pass a quelle strettamente indispensabili, come i dati anagrafici, l’identificativo univoco della certificazione, la data di fine validità della stessa.

È fortemente discutibile e contraria al principio di minimizzazione, la scelta di adottare tre certificazioni diverse che distinguono tra vaccino, pregressa malattia, o test negativo. Sarebbe sufficiente per lo scopo da realizzare, istituire un unico certificato uguale per tutti, che indichi solo la durata della sua validità, senza dover comunicare a chiunque le vicende sanitarie del soggetto interessato. Mancherebbe poi del tutto l’indicazione del titolare del trattamento dei dati e non sarebbe stabilito presso quale ente avrà sede la piattaforma nazionale di raccolta dei dati. Anche questi elementi, per il Garante, costituiscono una grave violazione delle norme sulla privacy, così come il fatto di non aver previsto da subito il termine di durata della conservazione dei dati, e le misure necessarie per garantirne l’integrità e la riservatezza.

La normativa europea

Il certificato europeo, che sarà presto introdotto con regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio, riguarderà gli spostamenti tra i Paesi dell’Unione. Nell’attesa della normativa europea che dovrebbe diventare operativa dal mese di giugno, i singoli Stati membri stanno elaborando misure nazionali per anticipare le riaperture all’interno dei propri territori. In linea con gli obiettivi dell’agenda digitale europea che spinge verso una maggiore digitalizzazione del settore sanitario, il pass vaccinale sarà un’occasione per implementare l’utilizzo degli strumenti tecnologici. Ma per evitare il rischio di gravi compressioni delle libertà dei cittadini, occorre che l’approccio digitale sia rigorosamente rispettoso del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Reg. UE 2016/679, seguendo tutte le cautele ivi contenute. Intanto in Germania la fine delle misure restrittive anti-Covid per i vaccinati e per i guariti dovrebbe scattare già a partire dal prossimo weekend: lo scrive la Bild, affermando che i vertici dei partiti di Governo, Cdu-Csu e Spd hanno concordato su questa linea.

Pass vaccinale italiano: come funzionerà?

Vista la forte pressione dell’opinione pubblica, per anticipare le riaperture tra le Regioni e la ripresa di manifestazioni e degli eventi, anche il Governo italiano ha recentemente introdotto il pass vaccinale, con il Decreto Legge n. 52 del 2021. Nella primissima fase dall’entrata in vigore del decreto, il pass consisterà in un certificato cartaceo rilasciato da medici, pediatri, farmacisti, o strutture sanitarie. In un secondo momento, non appena approvati i decreti attuativi,  il Governo punta a introdurre il pass digitale. Gli strumenti al vaglio dei tecnici sono sostanzialmente due. Il primo si avvale di una app per smartphone che abbina il certificato di vaccinazione, o di guarigione da Covid o di esecuzione del tampone con esito negativo ad un un codice Qr. Tramite scansione del codice l’interessato può essere ammesso a transitare da una Regione all’altra, oppure a partecipare ad una manifestazione pubblica. Il meccanismo del codice Qr è simile a quello previsto dalla Commissione per il certificato vaccinale europeo, ma incontra difficoltà in chi ha meno dimestichezza con gli smartphone, soprattutto le persone più anziane. In alternativa alla app, allo studio del Ministero della Salute c’è l’ipotesi di introdurre una tessera con i dati forniti dalle autorità sanitarie. Il pass vaccinale dovrà poi essere coordinato con quello europeo, non appena sarà in vigore anche il Regolamento sul Digital Green Certificate.

Spinta sui viaggi dalla Commissione Europea

La Commissione europea propone agli Stati membri di allentare le attuali restrizioni sui viaggi non essenziali, come quelli per turismo, nell'Ue, tenendo conto dei progressi delle campagne di vaccinazione e degli sviluppi della situazione epidemiologica a livello mondiale. L'ingresso nell'Unione può essere consentita a tutte le persone provenienti da Paesi con una buona situazione epidemiologica e a tutte le persone che hanno ricevuto l'ultima dose raccomandata di un vaccino autorizzato dall'Ue. In proposito vengono indicati precisi parametri: i Paesi di provenienza devono avere un tasso di notifica pari a 100 su 14 giorni, su 100 mila persone, verranno analizzate le percentuali dei test condotti, i tassi di positività e le tendenze. Sulla base di questi elementi sarà stilata una lista.

Saranno comunque ancora richiesti test ed eventuali periodi di quarantena. Il provvedimento dell'Esecutivo comunitario sarà presentato mercoledì agli ambasciatori dei 27 Paesi Ue. Bruxelles spera di arrivare ad un via libera del Consiglio per fine mese. A quel punto la Commissione punta ad includere nell'elenco dell'allentamento delle restrizioni un congruo numero di Paesi. Sicuramente vi rientrerà Israele, e probabilmente anche Regno Unito e Stati Uniti, che tuttavia ad ora continuano a destare alcuni interrogativi. La proposta prevede comunque un nuovo meccanismo di 'freno di emergenza' da coordinare a livello Ue e che limiterebbe il rischio di importazione delle varianti del virus.

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