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Virologi e immunologi: tra fine della pandemia e epidemia

Infettivologia Redazione DottNet | 11/10/2021 19:15

Si accende il dibattito tra gli esperti su che cosa dovremo aspettarci

Gli esperti si interrogano sul Covid-19, sulla convivenza col virus, e su quale futuro ci aspetta.  Ad accendere il dibattito un'intervista al 'Corriere della sera' di Alberto Mantovani, immunologo, direttore scientifico dell'Irccs Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Mi). In questa fase dell'emergenza pandemica "vediamo la luce in fondo al tunnel", ma "dovremo convivere con la pandemia". E, "per essere tranquilli", serve "rendere sicuri i Paesi più poveri" dice Mantovani.

"Sono d'accordo al 100% con Alberto Mantovani, una persona straordinariamente brava nel suo lavoro e un vanto per la ricerca italiana - commenta all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova - Stiamo uscendo dalla pandemia, abbiamo raggiunto l'80% degli italiani vaccinati, e secondo me siamo uno dei Paesi messi meglio in Europa. Stiamo vedendo la fine, se in questo ottobre la curva epidemiologica continuerà così senza un incremento dei ricoveri e della pressione sugli ospedali".

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"Bisognerà poi pensare ad un ritorno alla normalità e togliere le restrizioni, compreso il Green pass che è diventato un argomento troppo divisivo - dice Bassetti - Le persone si devono vaccinare, non fare i tamponi". "L'obiettivo ora - aggiunge l'esperto - è vaccinare anche negli altri Paesi, quindi offrire e regalare vaccini alle nazioni più povere, altrimenti diventeranno fucina per varianti. Gli obiettivi devono essere vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il prossimo novembre 2022, in modo tale che - prevede Bassetti - probabilmente con la prossima primavera come Paese saremo completamente fuori, e a livello internazionale, se vacciniamo anche chi ora non ha accesso alle dose, si uscirà dalla pandemia entro il 2022".

"Stimo Alberto Mantovani come uomo della scienza e come persona. Sono ovviamente soddisfatto che arrivi alle nostre medesime conclusioni. Evitiamo ora però eccessi di euforia - dice all'Adnkronos Salute il direttore dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia- Il nemico è alle corde e sarebbe delittuoso dargli un'occasione di ripresa. Dobbiamo ancora convincere gli incerti" non ancora vaccinati contro Covid-19 "e su questo ciascuno deve fare la sua parte. Come più volte ribadito, servono azioni di sistema. Noi, allo Spallanzani, continuiamo a curare e a sperimentare, ma la vera sfida è sul territorio, nelle scuole e nell'assistenza domiciliare".

"Sì la luce in fondo al tunnel si vede" come dice l'immunologo Mantovani. Il virologo Fabrizio Pregliasco cita Eduardo De Filippo per dire che "dobbiamo ancora stringere i denti, immaginando questo inverno come l'ultima battaglia rispetto a possibili recrudescenze legate al fatto - spiega all'Adnkronos Salute il docente della Statale di Milano - che si inseriscono tutti gli elementi di rischio: riaperture, scuola aperta, lavoro in presenza, un distanziamento sempre meno attuato. Quindi io penso - prevede l'esperto - che ci potrebbe essere un'altra 'ondina'" di Covid-19, "però ritengo che la primavera ci porterà fuori dall'emergenza".

Tuttavia, chiarisce il virologo, "non ci sarà una dichiarazione di fine pandemia, ma una convivenza sempre più civile con il virus, un'accettazione di una quota di malati che potremo governare sempre meglio grazie alle terapie che stanno emergendo e la fine dell'aspetto emergenziale".

Come Italia "noi andiamo bene, però quello che mi fa paura è l'Europa dell'Est e il resto del mondo - evidenzia il virologo - con la possibile insorgenza di nuove varianti e il rischio di ricominciare da capo. Noi siamo messi bene, siamo ben vaccinati, possiamo fare ancora un po' di più. Però - avverte - è chiaro che non possiamo sperare di essere arroccati e restare un'isola felice. L'Africa, bisogna ribadirlo, è un serbatoio di varianti e di sofferenze, di dolore e di disequità".

Per l'immunologo clinico e allergologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata, "presuntuosamente sbaglia l'Occidente a pensare che sia sufficiente vaccinare i propri cittadini per uscire dalla crisi, tanto più nel momento in cui ci accorgiamo che le varianti" di Sars-CoV-2, "incalzando soprattutto in aree del mondo non vaccino-protette, minano alla base una sicurezza che erroneamente spesso si ritiene già acquisita".

"Concordo con il professore Mantovani - dice Minelli - Non possiamo trascurare questi aspetti". E' necessario rendere sicuri dal punto di vista della copertura vaccinale i Paesi dove ancora non si è immunizzato, concorda. "Ancor di più nel momento in cui si anima nelle piazze la già vivace protesta degli antagonisti della vaccinazione", questo "dovrebbe farci riflettere sul fatto che altrove, dove i vaccini anti-Covid non arrivano, ci sono ospedali nei quali non è possibile curare nemmeno le malattie più comuni. Il Sars-CoV-2, oltre a tutte le sue malefatte - ammonisce l'immunologo - non deve rimarcare anche le disparità; anzi dovrebbe farci capire che il mondo non è tutto uguale e che paradossalmente, per una sorta di karma compensatorio, la disuguaglianza si può ripercuotere proprio sui Paesi più 'dotati' che - conclude - non possono e non devono farsi irretire dalle notizie del calo dei contagi negli Stati occidentali, se in molti Paesi ci sono ancora numeri impressionanti".

In questa fase della pandemia di Covid-19 "ci stiamo avviando verso prospettive sicuramente migliori. Ma il virus non scomparirà, almeno non a medio termine. Ed è impossibile sapere cosa accadrà a lungo termine. La fine del tunnel" prospettata anche dall'immunologo Mantovani "significa, in realtà, trovare una convivenza pacifica e questo si può fare rafforzando lo scudo immunitario della popolazione. Attraverso la vaccinazione, quindi" spiega all'Adnkronos Salute il virologo Giovanni Maga, direttore dell'l'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia.

"L'Italia e i Paesi più sviluppati sono molto avanti nell'immunizzazione e si cominciano a vedere gli effetti - osserva - Ma è chiaro che, se non riusciremo a coprire anche tutti i Paesi dove in questo momento la copertura vaccinale è oggi molto bassa, in particolare i più poveri, il virus continuerà a circolare. E questo vorrà dire che ci sarà sempre la possibilità di un ritorno. La vera fine dell'incubo - precisa Maga - ci sarà come è stato con la poliomielite, quando riusciremo a vaccinare tutti. Però sicuramente ci stiamo avvicinando, almeno nei nostri Paesi, a gestire questa infezione senza dovere ricorrere all'emergenza".

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