Ame, “Con aumento delle patologie endocrinologiche è necessaria una nuova struttura organizzativa nel sistema e nelle aziende sanitarie"
Le malattie endocrinologiche crescono, mentre le strutture assistenziali e gli specialisti dedicati diminuiscono. Oggi l'offerta di cure e assistenza è totalmente inadeguata rispetto al fabbisogno. È questo, in estrema sintesi, quello che emerge dal report "Il posizionamento strategico ed organizzativo dell’assistenza endocrinologica: stato dell'arte e proposte di sviluppo", realizzato dall'Associazione Medici Endocrinologi (AME ETS) in collaborazione con Cergas-Sda Bocconi e presentato questa mattina presso l’Auditorium del Ministero della Salute. "Abbiamo bisogno di una nuova struttura organizzativa che consenta di adeguare l'offerta assistenziale endocrinologica all'attuale richiesta e al prevedibile aumento che si verificherà nei prossimi anni", dice Franco Grimaldi (nella foto), presidente dell'AME.
Che l'endocrinologia rappresenti la Cenerentola della sanità italiana è intuibile dai numerosi tagli subiti negli ultimi 10-15 anni e dall'evoluzione separata e non coordinata con le altre due discipline che ad essa afferiscono, la diabetologia e l'andrologia. "Questa parcellizzazione dell'endocrinologia ha di fatto causato una ridotta considerazione della disciplina, testimoniata, in primis, dalla drastica riduzione dei posti letto per Malattie Endocrine, del Ricambio e della Nutrizione", spiega Vincenzo Toscano, past President dell’AME e coordinatore dello studio.
Una carenza di specialisti, in un momento in cui stando ai dati epidemiologici il fabbisogno è in crescita. "Si stima che nel nostro paese gli individui affetti da ipotiroidismo clinico e subclinico corrispondano ad un numero compreso tra 3 e 6 milioni con un numero di nuovi casi all'anno corrispondente a 200-300mila nel sesso femminile e a 30-60 mila nel sesso maschile", riferisce Grimaldi. "Il numero di pazienti affetti da ipertiroidismo in Italia è stimabile in circa 400-500mila, con circa 30.000 nuovi casi ogni anno. Senza contare - continua - l'aumento dell'incidenza dei noduli tiroidei e dei casi di carcinoma tiroideo. A questi poi si devono aggiungere i circa 5 milioni di persone che in Italia vivono con il diabete". La lista dei pazienti e delle malattie di competenza endocrinologica è molto più lunga. È evidente che la figura dell'endocrinologo può fare la differenza nella presa in carico di tutti questi pazienti, ma con le attuali carenze organizzative si dovrà fare sempre più affidamento ad altri specialisti, con perdita di competenza o di appropriatezza nella cura di questi pazienti", dice Grimaldi.
Per questo AME propone un nuovo posizionamento strategico e organizzativo dell'endocrinologia italiana. "Laddove il sapere del perimetro di competenza dell'endocrinologo è praticato da altre professionalità, l'endocrinologia dovrebbe ambire a recuperarne il controllo delle competenze attraverso l'organizzazione di un team con competenze trasversali, con una composizione multidisciplinare individuata per ambito di patologia", dice Federico Lega, professore ordinario di Management & Politiche Sanitarie presso l'Università degli Studi di Milano. "L'endocrinologo nei team svolge un ruolo fondamentale per la definizione di standard, linee guida, protocolli, PDTA e tutto quanto serva a dare le 'garanzie' di una competenza solida e diffusa in modo omogeneo tra tutti i professionisti coinvolti. Si deve poter pensare ad una organizzazione non articolata a ‘silos’, ma a spicchio assistenziale che include in un unicum, -collegato attraverso le nuove tecnologie digitali, - ospedale e territorio, inclusi MMG case della salute e dove le capacità diagnostiche e terapeutiche vanno aumentando man mano che si sale verso il vertice dello spicchio", aggiunge, concludendo che "questo permetterebbe una presa in carico del paziente più mirata e più adeguata al suo livello di sospetto diagnostico".
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