Ogni malato oncologico spende di tasca propria oltre 1.800 euro, di cui 600 per spese di trasporto e alloggio, 260 per esami diagnostici e 150 per chirurgia ricostruttiva
Superare le disuguaglianza nell'accesso alle terapie per i tumori, che "sono state aggravata da pandemia Covid", e approvare l'atteso Piano oncologico nazionale. A chiederlo, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro che si è celebrata sabato scorso, è Federazione italiana delle Associazione di Volontariato in Oncologia (Favo).
Il Piano europeo di lotta contro il cancro istituisce un registro delle disuguaglianze di fronte al cancro. In linea con quanto previsto a livello europeo, Favo chiede che il Governo "si attivi urgentemente per porre fine alle disuguaglianze che si ravvisano nell'accesso ai programmi di prevenzione, alla diagnosi, ai trattamenti e alla riabilitazione per migliorare la qualità di vita dei pazienti e delle persone guarite dal cancro".
Da un'analisi realizzata dalla Federazione nel 2018, è emerso che ogni malato oncologico spende di tasca propria oltre 1.800 euro, di cui 600 per spese di trasporto e alloggio, 260 per esami diagnostici e 150 per chirurgia ricostruttiva. Questo, "documenta la persistente gravità della migrazione sanitaria intraregionale così come l'inaccettabile permanenza di lunghe liste d'attesa".
Pertanto, in occasione della giornata mondiale, il presidente Favo Francesco De Lorenzo rinnova il grido d'allarme, accolto dal Parlamento attraverso l'approvazione di risoluzioni, "ma tuttora non recepito dal Governo, sull'urgenza di adottare un Piano Oncologico Nazionale, che indichi obiettivi, azioni, tempistiche, finanziamenti e modifiche legislative per superare l'emergenza oncologica". Vanno inoltre adottati "con immediatezza decreti-legge per il superamento degli inaccettabili ritardi degli screening, slittati di oltre 4 mesi, nonché il pieno ripristino degli interventi chirurgici oncologici, ridotti del 30%".
Lo studio, riportato nell'articolo dell’ International Journal of Molecular Sciences, si deve al Systems Biology Group Lab dell’Ateneo di Roma, diretto dal prof. Mariano Bizzarri, in collaborazione con la Aurora Biosearch di Bollate
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