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Studio italiano indaga le reazioni cervello con un arto virtuale

Neurologia Redazione DottNet | 05/02/2022 14:40

A seconda di quanto è forte l'illusione, il cervello abbandona il braccio reale, con un decremento di attività della corteccia motoria

Uno tra i sintomi più comuni quando si viene colpiti da una patologia del sistema nervoso, come ad esempio l'ictus, è la perdita della capacità di controllare gli arti. Il recupero di questa funzione è uno tra gli obiettivi ricorrenti dei percorsi di neuroriabilitazione.  Ma cosa accade al cervello in persone a contatto con un braccio virtuale posizionato in modo realistico al punto da creare il cosiddetto embodiment, ossia l'illusione di possedere e controllare quell'arto? A seconda di quanto è forte l'illusione, il cervello abbandona il braccio reale, con un decremento di attività della corteccia motoria.

Lo evidenzia uno studio della Fondazione Santa Lucia Irccs, pubblicato sul Journal of Neuroscience.

Attraverso l'uso combinato di Realtà Virtuale immersiva e Stimolazione Magnetica Transcranica, i ricercatori hanno indagato le reazioni del cervello quando viene 'incorporato' un braccio virtuale, con l'obiettivo di perfezionare lo sviluppo di protocolli di neuroriabilitazione e ausili o protesi esterne. Tramite queste tecniche è stato possibile indagare l'attività della corteccia motoria, situata nel lobo frontale e deputata al movimento del braccio che il soggetto osservava virtualmente.

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"L'esperimento ha mostrato come pochi secondi prima che il soggetto iniziasse a percepire il braccio virtuale come appartenente al proprio corpo - spiega il ricercatore Elias Casula - l'attività della corteccia motoria diminuiva sensibilmente, come se il corpo stesse 'abbandonando' il braccio reale per 'incorporare' il braccio virtuale. Nello stesso tempo è stato trovato che le aree posteriori, dette parietali e responsabili della rappresentazione mentale dello schema corporeo, erano maggiormente attive e comunicanti con le aree deputate al movimento" ."Questo fenomeno - conclude Casula - ci consente di capire quali caratteristiche deve avere un arto esterno per essere più facilmente 'incorporabile': un'informazione essenziale nello sviluppo di protesi e nella neuroriabilitazione".

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