In particolare presentano una probabilità del 25% più alta di avere almeno 5 effetti collaterali e del 30% in più di soffrire di effetti collaterali sintomatici
Le terapie antitumorali sono più pesanti per le donne, che vanno incontro a effetti collaterali con una frequenza del 34% più alta rispetto ai maschi. Uno studio coordinato da ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle pubblicato sul Journal of Clinical Oncology mette l'accento sulle differenze di genere nella risposta ai trattamenti per il cancro, un argomento, secondo i ricercatori, "raramente incluso nella valutazione del rischio", nonostante "la crescente individualizzazione dei trattamenti nell'era della medicina di precisione".
Nel caso dei trattamenti antitumorali, da tempo è noto che le donne tendono ad avere maggiori effetti collaterali dalla chemioterapia, tuttavia poco si sa sulle differenze di genere nelle altre tipologie di cure, per esempio l'immunoterapia o le terapie a bersaglio molecolare.
Complessivamente, il 64,6% dei pazienti aveva almeno un effetto collaterale severo come conseguenza della terapia, tuttavia le donne presentavano un rischio di effetti collaterali maggiore del 34% rispetto ai maschi. Il rischio era meno accentuato per le terapie a bersaglio molecolare (+25%) mentre era più marcato per l'immunoterapia (+49%). Secondo la ricerca, inoltre, le donne, oltre a presentare effetti collaterali più frequentemente rispetto agli uomini, tendevano a soffrire di problemi di maggiore intensità: in particolare, presentavano una probabilità del 25% più alta di avere almeno 5 effetti collaterali e del 30% in più di soffrire di effetti collaterali sintomatici (con un aumento del rischio del 66% con l'immunoterapia).
Il biomarcatore agisce favorendo la moltiplicazione delle cellule tumorali e la loro sopravvivenza, regolando importanti processi cellulari legati alla divisione e alla risposta allo stress
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