Il regime alimentare secondo alcuni studi può prevenire l'obesità e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, pressione alta e colesterolo alto
Frutti di bosco, verdure, pesce, cereali integrali e olio di colza. Sono questi gli ingredienti principali del concetto di dieta nordica. Questo regime alimentare secondo alcuni studi può prevenire l'obesità e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, pressione alta e colesterolo alto. Finora, la ricerca sulla dieta nordica è stata collegata però principalmente a un effetto positivo sulla salute dopo la perdita di peso, mentre una nuova analisi guidata dai ricercatori dell'Università di Copenaghen chiarisce che ha benefici per la salute indipendentemente dal fatto che si dimagrisca o meno. Per lo studio, pubblicato su Clinical Nutrition, sono stati esaminati campioni di sangue e urina di 200 persone di età superiore ai 50 anni, tutte con indice di massa corporea elevato e aumentato rischio di diabete e malattie cardiovascolari.
Il successo della procedura non dipende dal tipo di energia utilizzata per l'ablazione come dimostrano i recenti studi. "Pensiamo, quindi, che più di energia sia una questione di strategia"
Sette le associazioni federate. La nuova organizzazione rappresenterà i pazienti nel confronto con le Istituzioni, con un’unica autorevole voce. L’obesità in Italia riguarda circa il 12 per cento della popolazione
Il “modello siciliano” può essere facilmente replicabile su scala nazionale basandosi su di una sana alimentazione e di una corretta attività fisica all’insegna dei “valori” della Dieta Mediterranea
Partendo dall’analisi di oltre 3.800 studi clinici, sono state redatte 81 raccomandazioni che spaziano dall’ambito cardiovascolare all’oncologia, dalle malattie metaboliche ai disturbi neurodegenerativi
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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