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Curare l'epatite B: la strategia dell'NIH

Infettivologia Redazione DottNet | 23/05/2022 15:06

Di recente sono stati sviluppati sistemi sperimentali che consentono un'analisi più dettagliata della biogenesi, dell'omeostasi e del decadimento del cccDNA del virus

Negi ultimi anni il programma per la prevenzione dell’Epatite B mediante vaccinazione ha avuto un enorme successo  ma, sebbene il piano vaccinale abbia ridotto l'incidenza di nuove infezioni negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, vi sono ancora almeno 250 milioni di individui con infezione cronica per i quali il vaccino non è di alcun beneficio. Nonostante la comprovata efficacia della vaccinazione, la copertura resta incompleta in molte regioni endemiche e quindi il fenomeno di immigrazione/emigrazione verso o da queste aree, insieme all'attuale carico di infezione cronica, mantiene alta la percentuale di pazienti affetti da Epatite B.

(1)

Sebbene la scoperta del virus dell’HBV sia avvenuta 50 anni fa, la maggior parte delle fasi del suo ciclo vitale e la natura della sua interazione con l’ospite sono state comprese solo in parte. Inoltre i farmaci antivirali attualmente disponibili, che agiscono andando a bloccare la replicazione del DNA dell'HBV, sono raramente curativi perché non prevengono la formazione del genoma del virus.(2)

Di recente sono stati sviluppati sistemi sperimentali che consentono un'analisi più dettagliata della biogenesi, dell'omeostasi e del decadimento del cccDNA del virus.(2)

Con questi nuovi presupposti il National Institutes of Health (NIH) ha introdotto un nuovo piano strategico al fine di intensificare la ricerca in corso sull'HBV, con l'obbiettivo di meglio investigare le caratteristiche del virus da un punto di vista molecolare e sviluppare così una cura definitiva.(3)

Il nuovo piano ha come obiettivo quello di  formulare una terapia, preferibilmente anticorpale, che comporti la perdita dell’antigene di superficie del virus, in modo tale da far si che, al completamento del ciclo di trattamento, il DNA virale non risulti più rilevabile.(3)

Tre sono le macroaree su cui si è concentrata la ricerca:

  1. una migliore comprensione dei substrati biologici della malattia, che comprendono i fattori del virus e dell'ospite che la scatenano, la risposta immunitaria, la riattivazione e la trasmissione. In aggiunta è fondamentale considerare l'impatto delle co-infezioni con altri virus dell'epatite e con l’HIV;(3)

  2. lo sviluppo e la condivisione di strumenti e risorse a sostegno della ricerca di base e delle industrie per la realizzazione di nuovi prodotti. Ciò include la standardizzazione e la condivisione di reagenti e buone pratiche di laboratorio, lo sviluppo di nuovi modelli animali per studiare la progressione della malattia epatica umana, lo studio della trasmissione madre-figlio e l’individuazione di biomarcatori sia per la progressione della malattia che per la risposta alla terapia;(3)

  3. la creazione di strategie per curare e prevenire l'infezione da epatite B: l’ipotesi di una possibile cura potrebbe includere il blocco della replicazione virale, la stimolazione delle risposte immunitarie anti-HBV oppure direttamente l’eliminazione delle cellule infettate dal virus. Tuttavia, in accordo con il piano strategico, il raggiungimento di una cura richiede un incremento degli sforzi già esistenti da parte della salute pubblica, al fine di promuovere lo screening dell'epatite, garantire che le popolazioni svantaggiate ad alto rischio abbiano accesso alla vaccinazione e dare priorità al follow-up delle cure e all'adesione al trattamento.(3)

Bibliografia

  1. T.M. Block et al.,Prospects for the Global Elimination of Hepatitis B. Annu Rev Virol 2021 Sep 29;8(1):437-458.

  2. Harvey A. et al., A research agenda for curing chronic hepatitis B virus infection. Hepatology Volume 67, Issue3 March 2018 Pages 1127-1131

  3. NIH: Strategic plan for TRANS-NIH research to cure hepatitis B. November 2019

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