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Varata quota 103 per la pensione: chi potrà fruirne e entro quali limiti

Previdenza Redazione DottNet | 22/11/2022 16:58

Chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte la minima, quindi tra i 62 e i 67 anni avrà un assegno più basso

Come abbiamo anticipato ieri, la riforma delle pensioni prende il via da quota 103, in attesa della rivoluzione attesa però per il 2024. Per cui quota 41 anni contributivi più 62 anni di età durerà solo un anno, rappresentando una sorta di trampolino verso il nuovo assetto pensionistico che vedrà il debuto di quota 41 secca, come da tempo chiede la Lega. Ecco, dunque, le novità più importanti. Innanzitutto l’uscita anticipata a 62 anni di età e 41 di contributi sarà possibile solo per chi raggiungerà i requisiti nel 2023 per un potenziale platea di circa 48 mila lavoratori con un costo di circa 700 milioni di euro (che salirebbero a 1,4 miliardi l’anno successivo). La nuova formula sarà finanziata dal taglio delle rivalutazioni delle pensioni più ricche: gli assegni dal valore superiore a 4 volte più del minimo (si parla di pensioni più o meno superiori ai 2.100 euro) non vedranno una rivalutazione del 90%, ma solo del 40%, che scenderà al 20% per quelle che superano i 5 mila euro. Non verranno toccati, invece, gli assegni inferiori ai 2.100 euro: per loro la perequazione sarà piena, pari cioè al 100% dell’inflazione, come previsto dalle norme vigenti.

La presidente del Consiglio ieri mattina in conferenza stampa ha spiegato che "La manovra interviene sullo scalone pensionistico che sarebbe scattato dal 1° gennaio, perché altrimenti si sarebbe andati a riposo a 67 anni", E poi ha precisato che "si potrà andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi, ma con dei paletti di buon senso. Chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte la minima, quindi tra i 62 e i 67 anni avrà un assegno più basso", un dettaglio che interesserà per esempio i medici. Attualmente le pensioni minime sono pari 525 euro mensili ma aumenteranno di poco più di 45 euro netti al mese: la rivalutazione rispetto all’inflazione porterà così l’assegno tra i 570 e i 580 euro. Considerando una pensione minima di 575 euro, per chi va in pensione prima dei 67 anni di età non potrà quindi prendere, fino al compimento dei 67 anni, un assegno pensionistico superiore a 2.850 euro. Chi ha i requisiti per l’accesso a Quota 103, ovvero almeno 62 anni di età e 41 di contributi, a fine 2022 dovrà attendere per l’uscita il mese di aprile 2023 se lavoratore privato e il mese di agosto se lavoratore pubblico. La manovra prevede infatti una finestra mobile di tre mesi per i lavoratori privati e di sei mesi per i pubblici ma solo per chi raggiunge i requisiti entro dicembre l’attesa sarà di 7 mesi. Per la misura si prevede uno stanziamento di 510 milioni per il primo anno, 1.528 per il secondo e 498 per il terzo. Da tener presente che la legge di Bilancio ha previsto anche un incentivo, pari a una decontribuzione del 10%, per chi, raggiunti i requisiti per la pensione, decide di restare al lavoro.

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Confermata anche opzione donna che consente alle lavoratrici che abbiano maturato entro il 31 dicembre 2023 il requisito anagrafico dei 58 anni, con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Ma con una grande differenza: devono essere madri di almeno due figli. Per chi ne ha uno solo, l’uscita slitta di un anno: a 59. Chi invece non è diventata madre dovrà lavorare di più: l’uscita anticipata, in questo caso, è prevista a 60 anni. Le lavoratrici che hanno anche i requisiti Ape sociale potranno uscire dal lavoro a 58 anni indipendentemente dal numero dei figli. Il taglio dell’assegno è in tutti questi casi di circa il 25-30%.

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