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Pensioni, ecco quali saranno i possibili cambiamenti dal 2026 da quota 103 all'innalzamento dell'età

Previdenza Redazione DottNet | 15/06/2025 16:55

Secondo l’ultimo Monitoraggio Inps, da gennaio a marzo 2025 sono stati liquidati 194.582 nuovi trattamenti pensionistici. Di questi, solo 54.094 sono pensioni anticipate (dato ancora provvisorio), con un assegno medio di 2.065 euro

Pensioni,in arrivo profondi cambiamenti. Molte le ipotesi al vaglio, fra queste quella che destano più interesse è l’eliminazione di Quota 103, lo stop definitivo a Opzione Donna e l'innalzamanto dell'età pensionabile. Le prime due misure negli ultimi anni hanno rappresentato un’alternativa al pensionamento ordinario. L’accesso a queste soluzioni è diventato sempre più complesso, e il numero di richieste ne risente visibilmente. Intanto, si attende il verdetto definitivo dell’Istat sull’aspettativa di vita, parametro determinante per l’adeguamento automatico dell’età pensionabile.

Entro luglio, come dicevamo, l’Istat ufficializzerà l’aggiornamento sull’aspettativa di vita, che influenzerà direttamente l’età richiesta per il pensionamento. Le stime provvisorie suggeriscono un aumento di tre mesi a partire dal 2027. Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istituto, lo ha ribadito al recente Forum Pa. La legge affida al Ministero dell’Economia il compito di stabilire l’incremento, ma il Parlamento ha la facoltà di congelare l’adeguamento, opzione già caldeggiata da alcune forze politiche.

Se le proiezioni venissero confermate e non intervenisse alcun blocco parlamentare, dal 2027 si andrebbe in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi. Anche l’anticipo pensionistico subirebbe un ritocco: 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, 42 e 1 mese per le donne. Tuttavia, resta incerto se un eventuale congelamento coinvolgerà solo le pensioni di vecchiaia o tutte le modalità di uscita. Sulla base dei dati pubblicati dall’Istat il 31 marzo scorso, la speranza di vita a 65 anni è salita nel 2024 a 21,2 anni, il dato più alto dal 2019. Dal confronto fra il biennio 2021/2022 ed il biennio 2023-2024, su cui si basa l’adeguamento dell’età per il pensionamento di vecchiaia (oggi fissata a 67 anni), l’incremento è pari a 7 mesi. Da questi 7 mesi ne vanno però tolti 4, cioè i mesi di riduzione dell’aspettativa di vita registrati durante la pandemia, che non sono però stati trasferiti sull’età pensionabile. Di qui la conseguenza che nel 2027-2028 i requisiti per la pensione dovrebbero aumentare di tre mesi: l’età richiesta per la pensione di vecchiaia passerebbe a 67 anni e 3 mesi, e l’anzianità contributiva richiesta per la pensione anticipata (oggi di 42 anni e 10 mesi) aumenterebbe a 43 anni e 1 mese (un anno in meno per le donne).

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Anche l’età per l’assegno sociale salirebbe da 67 anni a 67 anni e 3 mesi. Andando in prospettiva, nei successivi due bienni ci sarebbe un ulteriore aumento di due mesi ciascuno, di un mese nel 2033 e altri due mesi nel 2035. Il recepimento dell’aumento dei requisiti deve avvenire con un Decreto interministeriale Lavoro-MEF da emanare entro la fine dell’anno. Ed è qui che si innestano le dichiarazioni del Governo. Il sottosegretario al Lavoro Durigon, commentando con l’Ansa i dati Istat ha infatti dichiarato: "Boccheremo l’aumento nel 2027, lo sterilizzeremo. Confermo quanto detto da me e dal ministro Giorgetti nei mesi scorsi". Quindi, se queste dichiarazioni saranno confermate, nonostante i nuovi dati, non ci saranno variazioni nei requisiti pensionistici. Qualcuno dice, però, che la sterilizzazione che arriverà potrebbe essere compensata da un aumento delle finestre mobili per la pensione anticipata ed al limite dalla loro introduzione per la pensione di vecchiaia. Per capirci, adesso per l’anticipata degli uomini occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi più 3 mesi di finestra, in cui si rimane senza pensione (e quindi conviene continuare a lavorare); domani, magari, i requisiti resterebbero di 42 anni e 10 mesi, ma i mesi della finestra potrebbero diventare 6. Vale la pena di ricordare che la questione riguarda esclusivamente i medici e gli odontoiatri dipendenti, assicurati presso l’Inps. Nessuna variazione sembra finora in programma per i medici e gli odontoiatri convenzionati e liberi professionisti, assicurati presso l’Enpam: per loro l’età per il pensionamento di vecchiaia è di 68 anni, mentre per la pensione anticipata occorrono 62 anni di età e 35 di contributi.

Introdotta nel 2023, Quota 103 consente il pensionamento con almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Tuttavia, dal 2026 questa misura potrebbe essere accantonata. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e esponente della Lega, propone alternative che si rifanno alla legge di bilancio: pensione a 64 anni e 25 di contribuzione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, purché l’importo maturato superi di tre volte l’assegno sociale. L’importo minimo salirebbe a 3,2 volte nel 2030 e i contributi richiesti passerebbero da 25 a 30 anni. La Lega spinge per estendere questo modello a tutti, anche ai lavoratori con anzianità anteriore al 1996. Una delle proposte in campo è l’utilizzo di una quota del TFR accantonato dalle imprese nel conto di tesoreria dell’Inps.

Anche per Opzione Donna si intravedono tempi duri. Le numerose restrizioni introdotte hanno fortemente limitato le platee potenziali. La misura oggi è riservata a lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età (ridotti a 60 con un figlio, 59 con due o più), appartenenti a categorie specifiche: caregiver, invalide civili al 74% o donne licenziate. Nel primo trimestre 2025 l’Inps ha liquidato appena 592 pensioni di questo tipo, un crollo rispetto alle oltre 3.500 del 2024. Secondo l’ultimo Monitoraggio Inps, da gennaio a marzo 2025 sono stati liquidati 194.582 nuovi trattamenti pensionistici. Di questi, solo 54.094 sono pensioni anticipate (dato ancora provvisorio), con un assegno medio di 2.065 euro.

Nel primo trimestre del 2024 erano state oltre 70.000, evidenziando una contrazione del 23%. Le pensioni di vecchiaia ammontano a 56.271 con un importo medio di 1.144 euro; 9.444 sono le pensioni di invalidità, 49.272 quelle ai superstiti e 25.501 gli assegni sociali. L’età media di pensionamento anticipato è leggermente salita tra i privati (da 61,2 a 61,3 anni), mentre nei dipendenti pubblici è leggermente scesa (da 61,6 a 61,5 anni). La soglia di vecchiaia è stabile: 67,4 anni per i privati, 66,8 per i pubblici, grazie alla possibilità di andare in pensione a 65 anni se in possesso dei requisiti per l’anticipata fino a fine 2024. I primi tre mesi del 2025 mostrano un peggioramento nel divario di genere delle pensioni. L’assegno medio mensile si attesta a 1.237 euro, in lieve crescita rispetto ai 1.229 del 2024. Tuttavia, mentre gli uomini passano da una media di 1.457 a 1.486 euro, le donne vedono una flessione: da 1.033 a 1.011 euro. Ne consegue che il gender gap, che nel 2024 era del 29,1%, sale al 31,97% nel primo trimestre 2025. Questo dato si riferisce al singolo assegno e non all’ammontare complessivo delle pensioni percepite, e riflette il fatto che le carriere femminili sono spesso più discontinue e meno remunerative. Inoltre, molte donne ricevono solo l’assegno sociale o la pensione ai superstiti, trattamenti generalmente più bassi.

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