Nel 2027-2028 i requisiti per la pensione dovrebbero aumentare di tre mesi: l’età richiesta per la pensione di vecchiaia passerebbe a 67 anni e 3 mesi
Sulla base dei dati pubblicati dall’Istat il 31 marzo scorso, la speranza di vita a 65 anni è salita nel 2024 a 21,2 anni, il dato più alto dal 2019. Dal confronto fra il biennio 2021/2022 ed il biennio 2023-2024, su cui si basa l’adeguamento dell’età per il pensionamento di vecchiaia (oggi fissata a 67 anni), l’incremento è pari a 7 mesi. Da questi 7 mesi ne vanno però tolti 4, cioè i mesi di riduzione dell’aspettativa di vita registrati durante la pandemia, che non sono però stati trasferiti sull’età pensionabile. Di qui la conseguenza che nel 2027-2028 i requisiti per la pensione dovrebbero aumentare di tre mesi: l’età richiesta per la pensione di vecchiaia passerebbe a 67 anni e 3 mesi, e l’anzianità contributiva richiesta per la pensione anticipata (oggi di 42 anni e 10 mesi) aumenterebbe a 43 anni e 1 mese (un anno in meno per le donne).
Anche l’età per l’assegno sociale salirebbe da 67 anni a 67 anni e 3 mesi. Andando in prospettiva, nei successivi due bienni ci sarebbe un ulteriore aumento di due mesi ciascuno, di un mese nel 2033 e altri due mesi nel 2035. Il recepimento dell’aumento dei requisiti deve avvenire con un Decreto interministeriale Lavoro-MEF da emanare entro la fine dell’anno. Ed è qui che si innestano le dichiarazioni del Governo. Il sottosegretario al Lavoro Durigon, commentando con l’Ansa i dati Istat ha infatti dichiarato: "Boccheremo l’aumento nel 2027, lo sterilizzeremo. Confermo quanto detto da me e dal ministro Giorgetti nei mesi scorsi". Quindi, se queste dichiarazioni saranno confermate, nonostante i nuovi dati, non ci saranno variazioni nei requisiti pensionistici.
Qualcuno dice, però, che la sterilizzazione che arriverà potrebbe essere compensata da un aumento delle finestre mobili per la pensione anticipata ed al limite dalla loro introduzione per la pensione di vecchiaia. Per capirci, adesso per l’anticipata degli uomini occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi più 3 mesi di finestra, in cui si rimane senza pensione (e quindi conviene continuare a lavorare); domani, magari, i requisiti resterebbero di 42 anni e 10 mesi, ma i mesi della finestra potrebbero diventare 6. Vale la pena di ricordare che la questione riguarda esclusivamente i medici e gli odontoiatri dipendenti, assicurati presso l’Inps. Nessuna variazione sembra finora in programma per i medici e gli odontoiatri convenzionati e liberi professionisti, assicurati presso l’Enpam: per loro l’età per il pensionamento di vecchiaia è di 68 anni, mentre per la pensione anticipata occorrono 62 anni di età e 35 di contributi.
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Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
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L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
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