Cura parodontite riduce di 11 punti ipertensione, da dentisti e internisti 'Guida per diagnosi e screening incrociati'
Chi cura la bocca cura anche il cuore. La cura della parodontite riduce infatti di 11 punti la pressione alta ed è più efficace di una dieta povera di sale. A indicarlo è un report pubblicato dalla Società italiana di parodontologia e implantologia (SIdP), e dalla Società italiana di ipertensione arteriosa (Siia), presentato al congresso nazionale SIdP. La parodontite - spiegano gli esperti - si associa a un rischio più elevato di pressione alta, correlazione provata da tempo da un numero crescente di studi e ancora poco nota a medici e pazienti. Dunque la cura parodontale migliora il controllo dell’ipertensione in modo più efficace di una dieta iposodica che resta comunque fondamentale in aggiunta a una terapia farmacologica.
"L’ipertensione colpisce dal 30 al 45% della popolazione adulta, oltre 20 milioni di persone in Italia, ed è tra le cause principali di mortalità per infarto e ictus", ricorda Nicola Marco Sforza, presidente SIdP.
"Lo studio riportato dal rapporto congiunto SIdP e Siia ha considerato 100 pazienti ipertesi con malattia della gengive: 50 sottoposti a igiene sopra e sottogengivale cioè a pulizia profonda delle tasche e igiene orale professionale, e gli altri 50 del gruppo di controllo sottoposti solo a una semplice pulizia superficiale", riferisce Davide Pietropaoli, autore dello studio, coordinatore della 'Guida pratica SIdP SIIA e ricercatore all’Università dell’Aquila'. "Trascorsi due mesi, nel gruppo test di igiene sopra e sotto gengivale, il trattamento paradontale - spiega - ha determinato un beneficio di 11 punti in meno della pressione arteriosa, con un’efficacia maggiore del doppio della dieta iposodica".
“Questa evidenza - aggiunge Luca Landi (nella foto), past president SIdP - indica che la parodontite rende il tessuto endoteliale che riveste le arterie, meno elastico e quindi meno capace di adattarsi quando il cuore pompa, con un conseguente aumento della pressione arteriosa. Per questo aggiungere alla strategia farmacologica e alla dieta anti-ipertensiva la cura della malattie gengivale rende più efficace la terapia e migliora la gestione e il controllo della pressione alta”.
Ipertensione e parodontite condividono molti fattori di rischio: fumo, obesità, diabete e sedentarietà. Inoltre, recenti evidenze sperimentali indicano che parodontite e ipertensione hanno una base genetica comune, in particolare in un vasto gruppo di geni importanti per il sistema immunitario a sostegno del fatto che dietro entrambe le patologie ci sia una condizione cronica infiammatoria. Per questo SIdP e Siia hanno unito le forze e messo a punto una guida pratica su corretti percorsi diagnostici e di cura e un decalogo informativo con raccomandazioni pratiche per diagnosi e screening incrociati. “Con poche e semplici domande sulla pressione arteriosa, il dentista potrà identificare i pazienti con infiammazione gengivale con un rischio più alto di ipertensione per i quali è necessario un controllo della pressione invitandoli a rivolgersi allo specialista” osserva Sforza.
“D’altro canto è di fondamentale importanza anche per l’internista o il cardiologo inserire nella valutazione del paziente alcune domande sullo stato di salute orale che possono rappresentare una spia per un potenziale rischio di parodontite", aggiunge Guido Grassi, past president della Siia e presidente della European Society of Hypertension (Esh). "Questa semplice valutazione può essere molto utile sia nell’intercettazione delle persone con un rischio di ipertensione più alto, sia nella diagnosi precoce di questa malattia in coloro che non sanno di averla”. “Per questo i progetti che SIdP sta portando avanti in collaborazione con altre società scientifiche di area medica promuovono un approccio olistico al paziente e mirano a far diventare lo studio odontoiatrico un hub di salute globale”, conclude Marco Sforza.
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