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Via libera dal Ministero all'aumento della quota A Enpam

Previdenza Redazione DottNet | 02/11/2023 11:43

I nuovi importi reali del contributo che sarà posto in riscossione nel 2024, saranno contenuti nel bilancio di previsione, che sarà portato all’approvazione dell’Assemblea Nazionale del 25 novembre prossimo

Il 19 settembre scorso i Ministeri vigilanti hanno approvato la delibera adottata dall’Assemblea Nazionale dell’Enpam nella seduta del 29 aprile 2023, recante "Gestione Quota A del Fondo di previdenza generale: determinazioni". Le autorità di controllo hanno in sostanza dato il via libera al nuovo meccanismo di indicizzazione del contributo alla Quota A della Fondazione, dovuto da tutti gli iscritti all’Albo dei Medici e degli Odontoiatri, fino al compimento del sessantottesimo anno di età (o dei 65 anni, in caso di pensionamento anticipato).

  

Il vecchio sistema di rivalutazione (mutuato da quello applicato al TFR dei lavoratori dipendenti) prevedeva che il contributo dell’anno precedente venisse incrementato del 75% dell’inflazione annua registrata dall’Istat, con l’ulteriore maggiorazione di un punto e mezzo percentuale. Il nuovo sistema stabilisce invece un incremento pari al 100% dell’inflazione, maggiorato di altri 3 punti percentuali. 

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Ma al di là dell’aridità del testo, cosa succede nella pratica? Ipotizziamo un contributo di 1000 euro nel 2023 ed un’inflazione annua del 10% (simile a quella registrata nel 2022). Con il vecchio sistema il contributo nel 2024 sarebbe aumentato del 7,5 + 1,5, cioè del 9%, poco meno dell’inflazione, e sarebbe passato a 1090 euro. Con il nuovo meccanismo, aumenterà del 10 + 3, cioè del 13%, arrivando a 1130 euro. Il timore è che il nuovo regime, cumulandosi per un certo numero di anni, specie in caso di inflazione elevata, conduca ad importi sempre più alti, difficilmente sostenibili soprattutto per gli iscritti non ancora nel pieno della loro crescita economico-professionale.

I nuovi importi reali del contributo che sarà posto in riscossione nel 2024, saranno contenuti nel bilancio di previsione, che sarà portato all’approvazione dell’Assemblea Nazionale del 25 novembre prossimo. Nel frattempo, in una nota, la Fondazione ha dichiarato che la riforma si è resa necessaria a seguito del manifestarsi degli effetti del progressivo pensionamento di un’intera coorte di medici. Basti pensare che nel 2022 i nuovi pensionati di Quota A sono stati 10.618, mentre il numero totale dei contribuenti attivi è diminuito di 3.148 unità. Importante anche il dato relativo alla distribuzione dei contribuenti per classe di età: se si confronta il dato 2022 con il dato 2012, si riscontra che il numero di coloro che versano la Quota A è aumentato del 3%, ma sono calati del 6% i professionisti con più di 40 anni, e cioè quelli che versano il contributo nella misura ordinaria, senza le riduzioni per età. 

Le difficoltà della gestione erano peraltro ben note, tant’è vero che, con la riforma del 2013, è stato modificato il sistema di calcolo delle prestazioni, passato dal sistema retributivo a quello contributivo. Qualche perplessità deriva dal fatto che il sistema contributivo si caratterizza proprio per l’equilibrio di lungo periodo (tanto si versa, tanto si riprende), ma evidentemente in questo caso molto ha pesato l’evoluzione demografica, che ha gonfiato il peso del debito previdenziale sino al 2012, cioè quella parte di pensioni presenti e future che dovranno essere comunque pagate con il sistema retributivo.  In effetti, il bilancio tecnico della Quota A al 31 dicembre 2020 (le cui risultanze sono state determinate sulla base della rivalutazione dei contributi effettuata con il vecchio sistema) esponeva che il saldo previdenziale (quello costituito dalla differenza fra contributi e prestazioni) rimane positivo fino al 2021, quindi diventa negativo; analogo andamento ha il saldo totale (che aggiunge i rendimenti degli investimenti patrimoniali). Il patrimonio della Quota A risulta positivo fino al 2035, quindi diventa negativo. Gli effetti positivi della modifica saranno valutati dal prossimo bilancio tecnico al 31 dicembre 2023, la cui elaborazione inizierà nella primavera del 2024. I contribuenti possono in qualche modo consolarsi considerando che il contributo all’Enpam è totalmente deducibile dall’imponibile fiscale (consentendo un risparmio d’imposta spesso vicino alla metà del contributo versato), e che, ovviamente, ad un maggior versamento corrisponde un maggior importo della pensione finale.

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