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Minelli: Non solo influenza, occhio anche alle allergie stagionali

Medicina Interna Redazione DottNet | 17/01/2024 11:35

"Metà della popolazione ne soffrirebbe con un trend in aumento costante frutto anche del cambiamento climatico"

Il naso perennemente chiuso, starnuti a raffica, tosse e anche lacrimazione. Un quadro che fa subito pensare all'influenza vista la stagione da record, ma attenzione anche alle allergie. "Quando parliamo di allergie stagionali o, come in questo periodo, 'pre-stagionali', ci riferiamo più frequentemente a patologie di tipo respiratorio e cioè riniti, rinocongiuntiviasma o 'equivalenti asmatici' con tosse associata a respiro sibilante, possibile affanno e 'fame d'aria'. Si tratta di patologie che hanno indubbiamente un forte impatto sulla popolazione considerando che, secondo fonti aggiornate e accreditate, in Italia circa la metà della popolazione soffrirebbe di allergie respiratorie con un trend in aumento costante. Proprio la crescita inarrestabile di tali patologie porta a correlare il loro esponenziale incremento all'intervento di alcuni fattori ambientali che si sommano a quelli allergizzanti". Così all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzate.

Tra i fattori allergizzanti, elenca, "spiccano gli acari della polvere, più abbondantemente reperibili negli ambienti confinati tra settembre e febbraio, le spore fungine, gli epiteli animali (cani, gatti) e i pollini. I più importanti pollini allergenici provengono da piante erbacee (Graminacee, Composite, Urticacee) e da alberi (betulla, nocciolo, olivo, cipresso). C'è però un progressivo incremento di allergie verso pollini 'emergenti' - sottolinea Minelli - un tempo considerati poco rilevanti dal punto di vista allergologico. Questo fenomeno, oltre che all'introduzione di nuove specie 'esotiche' per uso ornamentale in parchi e giardini, sembra essere legato anche e soprattutto ad una rapida espansione di nuove specie infestanti tra le quali, ad esempio, l'ambrosia".

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Ma il periodo delle allergie non è sempre stato la primavera? Com'è che adesso quei periodi di fioritura si sono così tanto scombinati da non farci più capire se abbiamo la nostra solita allergia oppure più semplicemente un raffreddore? "Ritorniamo per un attimo all'ambrosia - risponde l'immunologo - E' questa una pianta originaria degli Stati Uniti, ma in veloce diffusione anche nelle regioni settentrionali dell'Europa laddove, in ragione del riscaldamento globale che porta ad un sensibile allungamento dei tempi di fioritura, il polline di questa pianta si ritiene costituirà ben presto una larga percentuale della complessiva produzione pollinica e, dunque, dei potenziali disturbi allergici. Anche la pollinazione del cipresso, originariamente considerata pre-stagionale in quanto sostanzialmente concentrata nei mesi di gennaio e febbraio, sta facendo registrare negli ultimi anni un deciso allungamento che sembra spingersi fino a primavera inoltrata, con conseguente incremento numerico dei pazienti che al polline di queste piante arboree si vanno sensibilizzando".

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