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Pensioni 2024; chi potrà lasciare il lavoro tra regole e eccezioni

Previdenza Redazione DottNet | 01/02/2024 17:30

I medici che lasceranno il lavoro una volta compiuti i 67 anni di età, avranno diritto a ricevere la pensione calcolata con i coefficienti retributivi del passato

Non sarà facile quest'anno andare in pensione in anticipo. Le norme, è vero, tutto sommato hanno subito pochi cambiamenti, tuttavia occorre attenzione alle date per non incappare in errori. Dunque, le regole fondamentali sono ormai consolidate, sia in relazione all’anzianità contributiva, sia in relazione alla condizione anagrafica (pensione di vecchiaia). E cioè, nel 2024, a prescindere dall’età anagrafica, potranno andare in pensione i lavoratori (uomini) che avranno conseguito 42 anni e 10 mesi di contributi, e le lavoratrici (donne) che abbiano maturato 41 anni e 10 mesi di contributi. La prestazione è soggetta a un meccanismo di differimento della decorrenza del primo rateo pari a tre mesi dalla maturazione dei requisiti pensionistici (sia per il settore privato che per i lavoratori del settore pubblico).

Quasi la metà dei medici pensa di appendere in anticipo il camice bianco al chiodo, soprattutto per evitare presenti e futuri tagli alle loro pensioni, ma anche per i carichi di lavoro eccessivi. Ma a preoccupare è soprattutto quel terzo abbondante di loro che se tornasse indietro non sceglierebbe più di iscriversi a medicina e quel 12 e passa per cento che addirittura oggi pensa di cambiare proprio mestiere. Mentre l’idea di pagare meglio gli straordinari, come previsto dalla manovra è la ricetta idonea a tagliare le liste d’attesa per a mala pena un dottore su dieci.

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Un medico che nel 2024 raggiunge i requisiti per il pensionamento ma decide di aspettare a ritirarsi per non perdere quote di pensione e lavora altri 3 anni, arrivando nel 2027 a 45 anni e 10 mesi di contribuzione, si troverà a dover attendere anche ulteriori 7 mesi di finestra.  Inoltre i medici che lasceranno il lavoro una volta compiuti i 67 anni di età, avranno diritto a ricevere la pensione calcolata con i coefficienti retributivi del passato, più vantaggiosi. Chi invece lascerà il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi senza aver raggiunto i 67 anni di età, subirà la tagliola del calcolo dell’assegno con i nuovi e più penalizzanti coefficienti.

Ma ci sarà un’eccezione per il personale ospedaliero, medici e infermieri. I coefficienti saranno “addolciti”. Per ogni mese in più di lavoro in ospedale, il taglio sarà ridotto di un trentaseiesimo. Questo significa che lavorando per altri tre anni il taglio delle pensioni si azzererebbe. Ma per far “tornare” i conti della modifica, vengono riviste le finestre per l’uscita anticipata di medici, maestri e dipendenti locali. Chi matura i requisiti entro il prossimo anno, potrà ricevere la pensione dopo tre mesi di finestra. Chi li matura nel 2025 dovrà attendere quattro mesi, che diventeranno cinque nel 2026, sette nel 2027 e nove nel 2028. Anche per questo nell’emendamento è stato specificato che i dirigenti medici e sanitari e gli infermieri potranno fare domanda per il trattenimento in servizio anche oltre i 40 anni di servizio, ma non oltre i 70 anni d’età. Soluzioni, queste proposte all’articolo 33 del DDL Bilancio, che non convincono appieno i sindacati di categoria, con Anaao-Assomed che che per ora conferma anche gli scioperi di gennaio.

A prescindere dai contributi versati (ma c’è un minimo di vent'anni di contribuzione), c’è la condizione anagrafica. Per la pensione di vecchiaia anche nel 2024 servirà aver compiuto 67 anni. Per la pensione di vecchiaia non è prevista l'applicazione di alcuna finestra di slittamento: la pensione decorre, di regola, il primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti.

Le eccezioni

Consolidati i criteri di anzianità e vecchiaia ci sono alcune deroghe. E ci si addentra nella “giungla delle pensioni”: qui cerchiamo solo di tracciare un sentiero, ma per conoscere tutta la mappa ci vuole pazienza e magari una guida dedicata e personalizzata. Innanzitutto, c’è uno sconto di sei mesi per la pensione di vecchiaia (il requisito anagrafico aggiornato è di 66 anni e 7 mesi) per coloro che abbiano svolto mansioni particolarmente difficoltose e rischiose (di cui al decreto del ministero del lavoro del 5 febbraio 2018); ma per costoro sono richiesti almeno trent'anni di contribuzione (non bastano i 20 anni per chi va in pensione di vecchiaia a 67 anni).

Le deroghe alla pensione di anzianità (anticipata) sono sostanzialmente di tre tipi:

  1. quota 103;
  2. ape social;
  3. requisito donne.

Quota 103

Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) resta anche nel 2024 ma è fortemente depotenziata dalla legge di bilancio che prevede il calcolo della prestazione con il sistema contributivo, non più con il misto (valido sino allo scorso anno); fino a 67 anni l'importo massimo della pensione così calcolata non potrà eccedere il valore pari a quattro volte il trattamento minimo inps (2.394 euro lordi al mese), sino allo scorso anno il limite era cinque volte il trattamento minimo Inps (cioè 2.839 euro al mese); la prestazione decorre dopo sette mesi (erano tre lo scorso anno) dalla maturazione dei requisiti per i lavoratori del settore privato e nove mesi (erano sei lo scorso anno) per i lavoratori dipendenti del pubblico impiego.

Ape sociale

La legge di bilancio ha rinnovato anche le condizioni della cosiddetta “Ape sociale” (Ape sta per “anticipo pensionistico”) per le categorie più deboli:

  1. disoccupati con esaurimento integrale dell'indennità di disoccupazione;
  2. invalidi civili con almeno al 74% di invalidità certificata;
  3. caregivers;
  4. addetti ad attività particolarmente "difficoltose e rischiose".

Ma con tre penalizzazioni. Il requisito anagrafico sale da 63 anni a 63 anni e 5 mesi; invariato quello contributivo pari a 30 anni (36 anni per le attività "difficoltose e rischiose"). Dalle attività "difficoltose e rischiose" spariscono quelle aggiunte due anni fa dalla legge n. 234/2021 cancellando il lavoro svolto dalla commissione ad hoc presieduta dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. Travolto pure il requisito contributivo agevolato di 32 anni previsto per gli edili e ceramisti.

Regime donna

Potranno accedervi le lavoratrici con 61 anni (un anno in più rispetto allo scorso anno, nel 2023 bastavano 60 anni) e 35 anni di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2023 ma solo se rientrano in tre specifici profili di tutela:

  1. caregivers;
  2. in possesso di una invalidità civile almeno al 74%;
  3. lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale riconosciuta. È previsto uno sconto di un anno sul requisito anagrafico per ogni figlio entro un massimo di due anni. Per le lavoratrici di cui al profilo
  4. il requisito anagrafico è fissato, invece, a 59 anni a prescindere dal numero dei figli.

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