Oftalmologi e ortottisti riuniti in un progetto di volontariato su tutto il territorio nazionale
L’ambliopia, comunemente nota come ‘occhio pigro’ , è la riduzione della capacità visiva di un occhio che, dopo i primi anni di vita, se non curata si aggrava e diventa irreversibile. Nei paesi industrializzati interessa dal 2% al 5% della popolazione pediatrica, quindi mediamente un bambino su 30. "E’ una condizione patologica della visione in cui un "ostacolo" nella primissima infanzia, impedisce o riduce la maturazione della capacità visiva di un occhio – spiega il professor Lelio Sabetti, oculista dell’Università dell’Aquila – Purtroppo nella maggior parte dei casi non ha manifestazioni apparenti, il bambino non presenta particolari limiti, per questo sono necessari screening tempestivi le visite precoci che permettono di diagnosticarla e di instaurare la terapia più corretta". Il problema ha notevoli implicazioni sociali perché, oltre a creare difficoltà scolastiche, può persino precludere, da adulti, l’ammissione a concorsi pubblici o il conseguimento della patente di guida. Tuttavia se viene scoperto e contrastato subito, entro i 5 anni di età, può essere corretto. In caso contrario insorgono danni permanenti e non più correggibili. Affrontare con successo l’occhio pigro non è difficile: si tratta di stimolare l’occhio che vede meno (e che per questo il cervello tende a escludere) penalizzando la visione dell’occhio migliore, che va occluso per periodi definiti dall’oculista. Il cervello, in questo modo è costretto a usare l’altro. Accanto a questo metodo tradizionale, oggi se ne affiancano altri più tecnologici: farmaci, lenti defocalizzanti, oppure a cristalli liquidi. Ma per poter correggere bisogna prima scoprire quali bambini hanno "l’occhio pigro". Il Servizio Sanitario Nazionale però, in quest’opera di prevenzione, non è molto presente. "I test raccomandati dalla letteratura scientifica, sono precisi e chiari: ma la sanità pubblica, purtroppo li applica in misura del tutto insufficiente" dice il professor Adriano Magli, oculista dell’Università di Salerno.
"Infatti sono pochissime in Italia le Aziende Sanitarie Provinciali che si preoccupano del problema" continua il dottorMassimo Di Pietro, della Clinica Oculistica di Catania, coordinatore nazionale di Sight fot Kids. "Talvolta fanno gli screening tra i bambini delle scuole primarie quando può essere già troppo tardi, oppure si preoccupano di valutare solo gli scolari con sospetti disturbi specifici dell’apprendimento. Insomma, vista la situazione abbiamo deciso di intervenire con un progetto mirato che si basa su due pilastri: campagne di screening della vista a quanti più bambini possibile (ne abbiamo controllato 100.000 bambini tra i 3 e i 5 anni, dall’inizio dell’attività) e informazione. A questo scopo partecipiamo a incontri pubblici, congressi scientifici, pubblichiamo articoli, siamo attivi sui social, abbiamo pubblicato due opuscoli, uno a fumetti e un manuale distribuito in oltre un milione di copie. Sfortunatamente l’ottimo inizio del 2019 è stato poi frenato dal Covid. Ma quest’anno vogliamo ripartire con forza con uno screening sempre più esteso, ancor più informazione e un appello alla autorità sanitarie. Ci proponiamo di controllare nel 2024 almeno 50.000 bambini sul territorio nazionale. Poiché come è stato detto l’ambliopia ne riguarda uno su 30 circa, ci aspettiamo di poterne individuare e avviare alle cure circa 1600 -1700".
Quanto sia gradita l’iniziativa Sight for kids lo conferma anche il favore con cui è stata accolta da scuole e genitori: l’80% di quelli interpellati danno il loro consenso all’esecuzione dello screening e le scuole dell’infanzia spesso contattano i Lions club già nel mese di settembre per sapere se anche nell’anno scolastico in corso gli screening verranno nuovamente effettuati. "Questo accade" dice il dottor Di Pietro, "perchè noi colmiamo, per quanto ci è possibile, una lacuna organizzativa del Sistema sanitario Nazionale. Vorrei, a nome di tutte le persone che operano a questa iniziativa, lanciare un appello chiaro alle autorità sanitarie: è ora di porre attenzione al problema dell’ambliopia infantile, un problema facile da scoprire, quasi sempre correggibile, ma che porta a conseguenze permanenti, se non scoperta in tempo. Noi facciamo la nostra parte in modo del tutto volontario: ma per favore la facciano anche le autorità sanitarie centrali e regionali. Qui sono in gioco gli occhi dei nostri bambini. Proprio per portare il più possibile l’attenzione su questo problema nei prossimi mesi invieremo al Ministero della Salute un documento sui risultati del progetto Sight for Kids e un appello firmato da quanti più oculisti possibile per sollecitare misure concrete contro l’ambliopia infantile. Sono fiducioso"
Ma come avviene in pratica lo screening? –"Il Lions Club locale individua le Scuole dell’Infanzia dove intervenire, viene presentata l’iniziativa ai Dirigenti Scolastici per richiede l’adesione, si fanno degli incontri con i genitori, fornito materiale informativo e il consenso informato. Al termine si raccolgono le adesioni. In una giornata il personale sanitario (medico oculista o ortottista) esegue una serie di test oculari per i quali servono alcuni strumenti, fra cui il refrattometro. Il tutto dura dai 5 ai 10 minuti per bambino. – spiega ancora il dr. Amerio – poi viene redatto un responso da consegnare ai genitori. Oltre alla spiegazione per esteso si usa un sistema di immediata comprensione: un semaforo che può essere verde (nessun problema), giallo (situazione da tenere sotto controllo), rosso (è consigliata una visita oculistica al più presto)".
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