Utile anche per favorire la prossimità con i pazienti e le famiglie
"Riteniamo molto importante che alla Camera dei Deputati vi sia un progetto di legge, varato dalla Commissione Affari Sociale e in procinto di essere discusso dall’Aula di Montecitorio, che prevede uno psicologo di base dipendente del Servizio Sanitario Nazionale", afferma Annamaria Ascione, Responsabile Nazionale SMI per gli Psicologi che annuncia anche la costituzione di un Settore Nazionale dello SMI per gli psicologi.
"L’attivazione del servizio di psicologia di assistenza primaria presenta notevoli vantaggi per il Servizio Sanitario Nazionale, in termini economici ed organizzativi.
"Adesso si tratta di trovare le giuste sinergie con la medicina generale. Auspichiamo, per questo, che gli psicologi possano essere inseriti all’interno delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), invece di prevederli nelle Case di Comunità, per motivi di prossimità alla popolazione. I servizi devono essere vicini ai cittadini e gli psicologi non semplicemente relegati all'interno dei Distretti Sanitari. Abbiamo già avuto questa esperienza per un anno con il progetto "Ascoltiamo i Giovani" nei territori afferenti alle ASL SA ed ASL NA 3 Sud, ed è risultato un percorso preventivo e curativo che ha favorito la prossimità con i pazienti e le famiglie. Attraverso, infatti, l’indicazione del medico di famiglia, è possibile creare un lavoro di concerto concreto e reale attorno al paziente ed una condivisione di obiettivi e risultati, in cui lo psicologo sia parte di un intervento integrato, la cui validità operativa è stata dimostrata dagli ottimi risultati cura di molti pazienti", aggiunge Ascione.
"Bisogna, ora, impegnarsi - aggiunge Santina Bianchi -, Responsabile Nazionale FESPA (Federazione Specialistica Ambulatoriale) con la concertazione sindacale, affinché l’inserimento degli psicologi nel SSN avvenga attraverso il contratto collettivo nazionale, evitando l’insorgere di diversi di contratti regionali e anche di svariati accordi tra le varie aziende del SSN che retribuiscono questi professionisti in maniera differente rispetto a coloro che lavorano nel SSN. Dobbiamo evitare differenze salariali che andrebbero a svantaggio delle relazioni tra i diversi professionisti del SSN, con una eventuale ricaduta sulla qualità delle prestazioni", conclude la sindacalista.
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