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Indicizzazioni pensioni, Inps ancora fermo. Enpam più veloce

Previdenza Redazione DottNet | 02/07/2024 14:31

La Cassa dei medici , ha applicato l’adeguamento Istat su tutti i trattamenti pensionistici, nessuno escluso, liquidando anche tutti gli arretrati maturati a partire da gennaio

Mentre l’indicizzazione delle pensioni Enpam si è completata nella mensilità di aprile scorso, sono ancora molti i pensionati dell’Inps che dall’inizio dell’anno percepiscono ancora il medesimo importo del 2023. Non sono pochi i medici pensionati che percepiscono trattamenti sia dall’Enpam sia dall’Inps: la maggior parte sono ex dipendenti ospedalieri, che hanno solo la piccola pensione del Fondo di previdenza generale, ma ce ne sono anche molti altri che cumulano una media pensione Inps da ex dipendenti con un buon trattamento dell’Enpam da convenzionato o libero professionista.

  

Ebbene, se le pensioni Inps più basse, quelle cioè a indicizzazione piena (4 volte il trattamento minimo, cioè sotto circa 2.270 euro mensili lordi) sono state adeguate all’inflazione già da febbraio, non appena sono entrate in vigore le disposizioni contenute nella Legge di Bilancio per il 2024, una buona parte di tutte le altre non ha ancora beneficiato della rivalutazione (per quanto ridotta) che la stessa Legge aveva disposto.

Nel frattempo, l’Enpam, i cui tempi di attuazione in materia sono più lenti, perché dipendenti dalla preventiva approvazione delle delibere di indicizzazione da parte dei Ministeri vigilanti (minimo 60 giorni di attesa), già dal mese di aprile, ottenuto il via libera delle Autorità, ha comunque applicato l’adeguamento Istat su tutti i trattamenti pensionistici, nessuno escluso, liquidando anche tutti gli arretrati maturati a partire da gennaio. Com’è noto, per le pensioni della Fondazione la variazione è stata del 4,05% (il 75% dell’indice Istat del 5,4%) fino al limite di 4 volte il trattamento minimo Inps, ed oltre tale limite del 2,70% (pari al 50% del medesimo indice). Facile immaginare il disappunto di molti professionisti in quiescenza, che si chiedono quando l’Inps liquiderà loro il dovuto; ed anche gli ex ospedalieri (per buona parte non teneri con la Fondazione) hanno dovuto a malincuore riconoscere all’Enpam una maggiore efficienza.

L’Istituto statale, con i suoi canali informativi, ha fatto sapere che si riserva di effettuare l’indicizzazione delle pensioni in qualunque mensilità del 2024, ovviamente riconoscendo gli arretrati maturati dall’inizio dell’anno. Se invece si interpella il call center chiedendo spiegazioni e tempistiche, la risposta che si riceve è che le operazioni di adeguamento si sono tutte generalmente concluse nel primo quadrimestre dell’anno ed eventuali sporadici ritardi sono da attribuire alle diverse sedi territoriali, cui occorre rivolgersi per le singole posizioni.

Parlando con i patronati, che stanno reggendo l’urto delle proteste degli interessati, si apprende che i pensionati hanno a disposizione un ulteriore strumento per sbloccare la situazione, e cioè fare domanda di ricostituzione della pensione. A differenza di quanto normalmente si pensi, infatti, la ricostituzione non riguarda soltanto il ricalcolo del trattamento di competenza (per errori, omissioni, versamenti contributivi successivi ed effetti di provvedimenti giudiziari), effettuato generalmente entro 10 anni dalla sua decorrenza, ma anche tutte le vicende minime che influiscono sull’importo della pensione, fra cui anche l’indicizzazione. La domanda si presenta in autonomia accedendo all’Area Riservata del sito Inps, oppure personalmente nelle sedi dell’Istituto e nei patronati. L’impressione comunque è che, data la diffusione del fenomeno testimoniata dalle numerose segnalazioni, la soluzione non possa che provenire da una verifica massiva ed un ricalcolo informatico di tutto lo stock pensionistico dell’Istituto.

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