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Malattie respiratorie, i pazienti oncoematologici sono più a rischio

Oncologia Redazione DottNet | 27/12/2024 16:33

Ricoverato il 60%, il 13,5 in terapia intensiva, mortalità 10,6%

 Tra le persone affette da malattie oncoematologiche (mielomi, linfomi, leucemie croniche) colpite da infezioni respiratorie virali (Carv) nella stagione autunno-inverno 2023/2024, il 60% è stato ricoverato, il 13,5% in terapia intensiva, mentre il tasso di mortalità complessiva è stato del 10,6%. I dati sul maggiore rischio per questi pazienti fragili emergono da un nuovo studio su 1312 soggetti europei pubblicato su American Journal of Hematology e condotto da Livio Pagano, direttore Ematologia geriatrica ed emopatie rare Fondazione Gemelli e associato di Ematologia alla Cattolica: "Oltre 600 i casi di Covid raccolti, seguiti da influenza, Rsv e altre forme virali.

 Il tasso di mortalità è però maggiore per l'influenza e le sindromi para-influenzali, forse perché per il Covid oggi c'è maggior attenzione, diagnosi rapida e farmaci efficaci, oltre all''immunità di gregge", spiega Pagano. "Per l'influenza non è così. Il 95% dei pazienti ricoverati per infezioni virali non risultava vaccinato contro influenza o Covid, mentre questo avrebbe potuto proteggerli da un'infezione potenzialmente fatale".

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Nello specifico, il tasso di mortalità è stato del 21,3% per i virus parainfuenzali, dell'8,8% per l'influenza, del 7,1% per il metapneumovirus, 5,9% per l'Rsv, del 5% per il Covid. Più a rischio i fumatori, quelli con grave riduzione dei linfociti, con infezioni batteriche secondarie e quelli ricoverati in terapia intensiva. "Lo studio dimostra la gravità del rischio che le Carv comportano per i pazienti con malattie onco-ematologiche, soprattutto per quelli in corso di trattamento. Gli alti tassi di ricovero e mortalità evidenziano la necessità di una miglior prevenzione (vaccini), diagnosi precoce e terapie a target", continua Pagano. "Vaccinarsi contro queste malattie è la soluzione migliore per pazienti, caregiver e familiari. Queste infezioni, oltre a mettere a rischio la loro vita, compromettono la continuità terapeutica, portando ad un ritardo nelle cure ed esponendoli al rischio di infezioni batteriche e fungine secondarie".

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