È il punto di arrivo di una task force, prevalentemente al femminile, che al congresso della Società europea di cardiologia (ESC), svoltosi nei giorni scorsi a Madrid
Un'assistenza ancora più mirata per lo svolgimento di una gravidanza e un parto sicuri per le future mamme con problemi cardiovascolari. È il punto di arrivo di una task force, prevalentemente al femminile, che al congresso della Società europea di cardiologia (ESC), svoltosi nei giorni scorsi a Madrid, ha messo a punto delle nuove linee guida ad hoc. Il protocollo pone la donna affetta da patologie cardiovascolari al centro del processo decisionale, garantendo il diritto a ricevere informazioni chiare ed esaustive sui rischi per sé e per il feto in caso di gravidanza, in modo da consentire decisioni informate sulla possibilità di avere una gravidanza.
È stata inoltre sottolineata l'importanza di creare un 'Pregnancy Heart Team' (team di cardiologia in gravidanza) per garantire una gestione multidisciplinare delle gravidanze a rischio intermedio-alto. Alla task force hanno preso parte anche due italiane, Lia Crotti, professoressa associata di Medicina cardiovascolare all'Università di Milano-Bicocca e direttrice della U.O. di Cardiomiopatia e riabilitazione di Auxologico e Silvia Castelletti, cardiologa della U.O. di Riabilitazione cardiologica di Auxologico San Luca. "L'aver messo la donna affetta da patologie cardiovascolari al centro del processo decisionale rappresenta un passaggio importante - afferma Lia Crotti -. La donna ha il diritto di ricevere una informazione chiara ed esaustiva sui rischi per poter decidere in autonomia se provare o meno ad avere una gravidanza. Altre modifiche chiave includono l'aggiornamento della tabella del rischio per le malattie cardiovascolari in gravidanza, includendo patologie prima non incluse, tra cui le cardiomiopatie e le canalopatie ereditarie".
"Ciò è particolarmente vero per le donne che assumono dosi elevate di beta-bloccanti", secondo l'autore principale dello studio, Borja Ibáñez, direttore scientifico del Centro nazionale per la ricerca cardiovascolare di Madrid
I benefici di vutrisiran, dimostrati in termini di riduzione della mortalità degli eventi cardiovascolari, di miglioramento della qualità della vita e dei biomarcatori cardiaci rafforzano il suo potenziale come trattamento di prima linea per l’ATTR-C
L’85% dei pazienti trattati con il farmaco più terapia ipolipemizzante ottimizzata individualmente (LLT) ha raggiunto i livelli raccomandati di colesterolo LDL entro 3 mesi, rispetto al 31% dei pazienti con placebo più LLT
Le linee guida evidenziano la necessità di adottare un approccio proattivo alla gestione della malattia, sottolineando che l’intervento dovrebbe essere preso in considerazione anche nei pazienti asintomatici
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”
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