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Nuove cure essenziali al palo, appello di 75 società scientifiche

Società scientifiche Redazione DottNet | 07/09/2025 16:37

I nuovi Lea fermi alla Conferenza Stato-Regioni. Stop anche per terapie tumorali innovative

Screening preventivi, test molecolari e genomici per cure anti-tumorali mirate e terapie innovative.  Ulteriori armi che saranno rese disponibili ai cittadini con i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero le cure essenziali e le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale garantisce a tutti gratuitamente o previo il pagamento di un ticket. I provvedimenti ministeriali per l'aggiornamento dei Lea sono pronti e c'è la copertura finanziaria, ma sono da mesi bloccati alla Conferenza Stato-Regioni per un mero "problema burocratico, mentre i cittadini attendono". La denuncia arriva dal Forum delle 75 Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani (Fossc) coordinato da Francesco Cognetti, che chiede che i Lea siano subito approvati.   I lea attualmente previsti sono stati aggiornati con l'entrata in vigore il 30 dicembre 2024 del nuovo Decreto Tariffe, che ha reso finalmente esigibili le novità introdotte dal precedente Dpcm sui Lea del 2017 che già prevedeva nuove tecnologie come l'adroterapia e la radioterapia stereotassica, nuove prestazioni nell'ambito della procreazione assistita e dei disturbi alimentari.

Successivamente, il ministero della Salute ha definito due provvedimenti per un nuovo aggiornamento dei Lea, presentati alla Conferenza Stato-Regioni lo scorso aprile.   Si attende, dunque, che le regioni si pronuncino, con il ministero che ha già sollecitato la conclusione dei lavori.

I provvedimenti, "per l'aspetto tecnico - afferma Cognetti - sono pronti in realtà da due anni. Ora sono al palo alla Stato-Regioni per lo stallo burocratico che si è venuto a creare. A tutto svantaggio dei poveri cittadini; quelli che se lo possono permettere sono costretti a spostarsi, dalle Regioni più povere a quelle meglio dotate per erogare questi servizi, gli altri più poveri ne rimangono privi". Rispetto alla situazione attuale, analizza l'esperto, "gli standard di attuazione dei Lea nel 2023, pubblicati recentemente dal Ministero della Salute e ripartiti nelle tre aree della prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera, mettono in evidenza una situazione di particolare gravità, con un divario Nord-Sud molto netto, ma anche con peggioramenti significativi di alcune Regioni". Inoltre, sottolinea, "non possono essere considerate adempienti nei confronti dei Lea 13 Regioni solo per aver superato la soglia del 60%. Stiamo parlando di Livelli Essenziali di Assistenza e, quindi, di strumenti che necessariamente devono essere garantiti a tutti". Il quadro dell'assistenza, dunque, presenta ancora varie lacune, ma i nuovi Lea rappresenterebbero indubbiamente un ulteriore passo avanti sul fronte delle cure innovative, se fossero applicati.  

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Le due norme che aggiornano i Lea rispetto al 2017 infatti, evidenzia Cognetti, "includono numerose modifiche, ad esempio l'ampliamento di screening preventivi, introduzione di nuove tecnologie ed ausili terapeutici, nonché lo screening e la sorveglianza attiva per tumori della mammella e dell'ovaio in persone con mutazioni genetiche Brca 1 e Brca 2. Il tutto per un target stimato di circa 10mila donne l'anno e l'esecuzione di 45 pannelli di test molecolari per la ricerca di mutazioni in 22 tumori solidi ed ematologici ai fini dell'uso di 62 farmaci a bersaglio molecolare che, in studi clinici, hanno dimostrato un importante impatto sulla sopravvivenza e che sono stati già approvati e rimborsabili dall'Agenzia Italiana del Farmaco".  Sono inclusi anche i test genomici da utilizzare nel carcinoma mammario ormonoresponsivo in stato precoce per la scelta del miglior trattamento adiuvante, cioè successivo alla chirurgia, al fine di ridurre potenzialmente il tasso di recidiva in circa 10mila donne, coperti temporaneamente ogni anno da un fondo speciale. Insomma, ammonisce Cognetti, "emerge un quadro desolante sui livelli di assistenza che i cittadini italiani attualmente ricevono". E "se consideriamo anche gli enormi ritardi sull'autorizzazione e rimborso centrale e da parte delle Regioni per l'introduzione dei nuovi farmaci, decisivi per milioni di cittadini- conclude - è evidente la necessità di una riforma radicale della Sanità pubblica".

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