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Anaao, Cimo, Acoi e Fadoi: No alla trasformazione degli ospedali in cliniche universitarie

Sindacato Redazione DottNet | 04/09/2025 13:50

"La cosiddetta “clinicizzazione” è un inganno. Con questa pratica, interi ospedali vengono consegnati alle Università, che li occupano nominando “ad personam” professori a capo di reparti e unità operative"

"La Regione Lazio ha approvato e sta per rendere operativo un atto aziendale della ASL di Rieti, che fa seguito a una convenzione con l’università La Sapienza di Roma, "per lo svolgimento dell’attività integrata di didattica, ricerca e assistenza". Questo atto prevede di avviare un percorso di "clinicizzazione" di numerose UOC della ASL di Rieti, da "trasformare a direzione universitaria", cioè nominando Direttori e anche Dirigenti "medici di provenienza universitaria, selezionati in base a criteri esclusivamente accademici, senza le abituali e regolari procedure concorsuali, in almeno 10 reparti (dalla Medicina interna alla Chirurgia generale fino all’Ortopedia, per fare alcuni esempi) dell’Ospedale San Camillo de Lellis. Si tratta di una iniziativa che non ha alcun valore di razionalizzazione gestionale, ma che è invece criticabile sia sul piano strettamente sindacale, sia su quello scientifico e professionale. È stata approvata per la ASL di Rieti, ma rischia di diventare un vulnus e un grave precedente per tutto il SSN". Lo affermano in un documento congiungo Pierino Di Silverio - ANAAO ASSOMED, Guido Quici - CIMO-FESMED, Vincenzo Bottino - ACOI.

Francesco Dentali - FADOI.

"In primis, perché si crea una inutile rivalità con la Sanità regionale che secondo questa proposta verrebbe di fatto commissariata dall’Università in una vasta area della Regione. Ma soprattutto perché quello proposto non è il metodo più appropriato per scegliere i direttori di reparto dei nostri ospedali, che devono essere selezionati in base a procedure rigorose che facciano emergere le migliori professionalità disponibili, a prescindere dalla provenienza dei candidati", si legge nella nota. "L’auspicio è che vengano sempre premiati merito e capacità, e non il solo ruolo accademico.  I nostri ospedali hanno all’interno Direttori e Dirigenti medici che, con grande competenza, professionalità e risultati clinici eccellenti e ben documentabili, garantiscono la continuità delle cure, e che sono anche in grado di offrire ai medici specializzandi e alla rete formativa universitaria percorsi professionalizzanti di elevata qualità, oltre alla necessaria casistica e all’esperienza che nessuna cattedra universitaria può fornire", continuano i quattro sindacalisti.

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"In altre parole, sono gli ospedalieri che dovrebbero essere maggiormente e direttamente coinvolti nella formazione del personale sanitario, in una logica moderna, efficace ed efficiente, di Ospedale d’insegnamento, come già accade in alcune realtà nazionali ed in molte all’estero. La cosiddetta "clinicizzazione" è un inganno. Con questa pratica, interi ospedali vengono consegnati alle Università, che li occupano nominando "ad personam" professori a capo di reparti e unità operative", affermano i rappresentanti delle quattro sigle.. "Per contrastare questo progetto, prevediamo ricorsi sul piano sindacale e legale, ma anche iniziative da parte delle Società Scientifiche che sono i garanti della qualità scientifica e professionale dei loro associati, per difendere il ruolo, la dignità, l’esperienza, la storia personale dei medici ospedalieri, ai quali si rischia di togliere o di ridurre diritti acquisiti, il ruolo attuale e anche le aspirazioni di ognuno a una normale, regolare evoluzione professionale e di carriera.  Si tratta in definitiva di difendere autonomia e ruolo del SSN, ma soprattutto la salute dei cittadini e la qualità delle cure. Siamo convinti che il presidente Francesco Rocca, garante del Servizio Sanitario del Lazio e ottimo conoscitore della Sanità italiana e internazionale, possa riflettere meglio su questo atto aziendale e sulle nostre affermazioni. I firmatari di questo documento chiedono alle altre Società scientifiche e Associazioni coinvolte o che condividono le nostre parole, di sottoscriverlo", conclude la nota.

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