La tecnica messa a punto dal professor Gontero, direttore della Clinica urologica universitaria, presentata in live surgery al congresso Esgurs 2025 a Torino
Per la prima volta al mondo è stato eseguito un innovativo intervento di ricostruzione dei nervi del pene capace di restituire l'erezione naturale a pazienti che hanno perso la potenza sessuale dopo l'asportazione della prostata per tumore, presso l'ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino. L'operazione prevede il collegamento di un nervo di un muscolo della coscia (nervo gracile) direttamente ai nervi del pene (fibre nervose autonomiche dei corpi cavernosi) che controllano l'erezione. Un approccio totalmente nuovo, che mira a riattivare il meccanismo naturale dell'erezione nei casi molto frequenti in cui i farmaci orali (pillole blu e derivati) non funzionano.
"Per molti uomini giovani, sopravvissuti al cancro della prostata, la perdita di potenza sessuale rappresenta una ferita profonda che mina identità e qualità di vita", spiega Paolo Gontero, direttore della Clinica Urologica universitaria dell'ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino. "In alcuni casi, la malattia è troppo avanzata e non è possibile eseguire un intervento di preservazione nervosa. E' proprio in queste situazioni che questa tecnica innovativa apre una strada concreta alla possibilità di recuperare la funzione naturale". "A differenza del trattamento standard - continua Gontero - rappresentato dalla protesi peniena, che garantisce erezioni meccaniche ma non fisiologiche, questa procedura consente di ricreare erezioni spontanee e naturali, con un impatto psicologico straordinariamente positivo per il paziente, che può tornare a vivere una sessualità autentica e non percepita come artificiale". Il recupero di un'erezione naturale hainfatti un valore che va ben oltre la sfera puramente funzionale: significa ritrovare sicurezza in se stessi, migliorare l'autostima e preservare l'intimità di coppia."Molti pazienti ci raccontano che la differenza tra una protesi ed un'erezione spontanea non è solo tecnica, ma riguarda il modo in cui si percepiscono come uomini e partner", aggiunge Gontero.
Secondo i dati raccolti dal team torinese, la procedura mostra un potenziale di successo con miglioramento fino all'80% e una ripresa di erezioni spontanee efficaci in oltre il 65% dei casi. Percentuali mai raggiunte prima con protocolli tradizionali di riabilitazione sessuale. "Non parliamo di un trattamento sperimentale isolato, ma di una tecnica riproducibile, basata su solide evidenze precliniche e su un'attenta selezione dei pazienti", sottolinea il dottor Marco Falcone, responsabile del progetto: “L'obiettivo non è soltanto ripristinare una funzione biologica, ma restituire ai pazienti la possibilità di vivere una vita affettiva e sessuale piena. E' un cambiamento di paradigma che unisce chirurgia oncologica, ricostruzione funzionale e attenzione al benessere globale della persona". L'intervento e' stato presentato in live surgery durante il congresso Esgurs 2025 a Torino, al quale hanno partecipato oltre 350 esperti internazionali, confermando il ruolo centrale della citta' come polo internazionale per l'innovazione in urologia. La scelta di Torino come sede di questa prima mondiale rappresenta un riconoscimento della qualita' della scuola urologica italiana e del suo contributo pionieristico nel campo della ricostruzione funzionale post-oncologica.
Se confermati da studi clinici più ampi, questi risultati potrebbero cambiare radicalmente il futuro della riabilitazione sessuale post-cancro, offrendo ai giovani uomini operati di tumore alla prostata non solo la sopravvivenza, ma anche la speranza di una piena qualità di vita.
Nuovo studio delle università di Bari e Firenze
La scoperta è contenuta in uno studio pubblicato su Scientific Reports e coordinato da due ricercatrici dell'Università di Bari Aldo Moro, Nicoletta Resta e Carmen Abate
In Italia, 1 minore su 5 è affetto da un disturbo neuropsichiatrico, circa 2 milioni di bambini e ragazzi, con importanti conseguenze sulla salute mentale
Ricercatori dell’Università di Bari, L’Aquila e Pavia ha valutato in due studi distinti l’efficacia di una sofisticata tecnica di “neuromodulazione non invasiva” in emicranici in cui le molecole più recenti avevano fallito
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti