
I calcoli portano il tasso di rivalutazione al 4%, aumentando sensibilmente le potenziali pensioni per chi smette di lavorare nel 2026
L’Istat ha diffuso come ogni anno il coefficiente di capitalizzazione dei montanti contributivi, che determina la rivalutazione annuale dei contributi versati dai lavoratori. I calcoli portano il tasso di rivalutazione al 4%, aumentando sensibilmente le potenziali pensioni per chi smette di lavorare nel 2026. Si tratta del quarto rialzo del montante contributivo consecutivo, dopo quelli degli anni scorsi. Dal 2015 una legge impedisce che questa cifra cali, anche quando l’economia italiana va in crisi e il tasso di rivalutazione porterebbe a una variazione negativa.
Rivalutazione del montante contributivo al 4%
Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale nei 5 anni precedenti al 2025 è stato di 0,040445, stando agli ultimi calcoli dell’Istat. Da questa cifra deriva il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo, che è di 1,040445. Il risultato è quindi una rivalutazione del 4%. Questo significa che se un lavoratore ha accumulato un montante contributivo di 100.000 euro, a partire dal 1° gennaio 2026 questo sarà rivalutato del 4%, diventando quindi automaticamente di 104.044 euro. Si tratta del quarto aumento consecutivo di questo parametro:
Il tasso è stato negativo soltanto in due occasioni da quando questo meccanismo esiste: nel 2014, a seguito della crisi del debito, e nel 2021, di conseguenza ai lockdown del 2020 per la pandemia da Covid-19. Una legge del 2015 però impedisce che i coefficienti negativi riducano i montanti contributivi.
Chi ha diritto alla rivalutazione
La rivalutazione dei montanti contributivi è valida per i contributi versati fino alla fine dell’anno precedente alla sua pubblicazione. Questo significa che quella del 2025, che vale il 4%, sarà applicata soltanto ai contributi versati fino al 31 dicembre 2024. Questo è particolarmente importante per chi andrà in pensione nei prossimi mesi. Ci sarà quindi una grande differenza tra l’andare in pensione a dicembre del 2025 o a gennaio del 2026. Nel primo caso, la rivalutazione del montante contributivo applicata sarà quella pubblicata nel 2024, che si applica fino al 31 dicembre del 2023. La nuova rivalutazione invece vale per tutti i pensionati che smetteranno di lavorare tra il 1° gennaio e il 31 dicembre del 2026.
Come funziona il montante contributivo
Il montante contributivo è un conto virtuale che ogni lavoratore iscritto a una gestione pensionistica ha. In questo conto vengono accumulati tutti i contributi versati nella vita lavorativa, rivalutati annualmente a seconda della crescita del Pil. In questo modo, alla fine della carriera, quando un lavoratore raggiunge l’età pensionabile, ha una cifra che stima il valore dei contributi versati in modo che sia coerente con quello del denaro del periodo in cui decide di smettere di lavorare. A quel punto, il montante contributivo viene moltiplicato per un coefficiente che dipende dall’età in cui il lavoratore andrà in pensione. In questo modo si ottiene il valore dell’assegno pensionistico mensile che il pensionato riceve. Per questa ragione, più alto è il montante contributivo e più avanzata è l’età pensionistica, maggiore sarà il valore della pensione.
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