Ricordi la sigla del 'Carosello'? E allora è ora di pensare alla prevenzione del cancro al colon retto: lo screening, infatti, è consigliato dai 50 anni in su. Parte da un'immagine in bianco e nero - e a cominciare dalle Regioni del Sud dove la prevenzione è meno diffusa - la campagna di sensibilizzazione, rivolta soprattutto agli over 50, promossa dall'Associazione italiana stomizzati onlus (Aistom) e dall'Associazione italiana oncologia medica (Aiom), con il patrocinio del ministero della Salute, della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e il sostegno di Roche.
L'iniziativa, presentata oggi a Roma, farà la sua prima tappa a Palermo, a maggio. A seguire, fino a novembre, saranno coinvolte Catania, Bari, Napoli e Roma. Obiettivo far crescere l'adesione agli screening per questo tumore. In una piazza centrale di ciascuna città sarà allestito un gazebo con la riproduzione di un colon retto gonfiabile che, attraverso un percorso al suo interno, permetterà di conoscere meglio le malattie che possono colpire quest'organo. Ma l'informazione viaggerà anche sul web con un sito dedicato (www.tumorecolonretto.it) e sui social media, Facebook e Wikipedia.
Sarà distribuito, inoltre, materiale informativo. La scelta di partire dal Sud non è casuale.
"Proprio nelle regioni del Mezzogiorno - ha spiegato Francesco De Lorenzo, presidente Favo - si registra una diffusione ancora insufficiente dei programmi di screening ed un tasso di adesione troppo basso. Il cancro del colon ha sintomi poco evidenti, spesso identificati quando il tumore è in fase avanzata. Una patologia 'difficile' che colpisce 35 mila italiani l'anno, ma gli screening diagnostici sono in grado di identificare oltre il 75% di questi tumori. Le ricerche dimostrano, inoltre, che il 50% delle morti può essere evitato proprio grazie alla diagnosi precoce e ai trattamenti oggi disponibili.
L'Italia è però ancora indietro: bassa l'estensione effettiva dei programmi di screening colorettale (oggi circa al 50%) con un'adesione della popolazione a rischio al di sotto del livello accettabile (45%).
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