E' la lipoproteina(a) la causa della nascita di numerose malattie cardiovascolari: le persone che ne hanno in forti dosi rischiano l'infarto il doppio o il quadruplo rispetto agli altri. Per combatterla e ridurne i valori può essere utilizzata la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. I risultati emergono da uno studio pubblicato alla fine del 2009 sul New England Journal of Medicine, condotto dal gruppo internazionale Procardis di cui fanno parte alcuni scienziati dell'Istituto Mario Negri di Milano e presentato durante un simposio all'interno del congresso ''Conoscere e curare il cuore 2010'' in corso a Firenze e organizzato dal Centro nazionale per la lotta contro l'infarto.
''Da tempo si sapeva che la lipoproteina(a) è associata all'infarto, ma non era chiaro se ne fosse una causa o una conseguenza - ha spiegato Cesare Sirtori, del dipartimento di scienze farmacologiche dell'Università degli studi di Milano e 'scopritore' della causalità di questa proteina con le malattie cardiovascolari -. E' un fattore di rischio cardiovascolare che va ad aggiungersi a quelli gia' conosciuti come il colesterolo totale, lipertensione, il diabete, l'obesità e il fumo''. Lo studio sul genotipo di 16.000 europei dimostra che due varianti del gene LPA sono associate all'aumento del livello plasmatico di Lp(a) e svolgono un ruolo causale nello sviluppo della malattia coronarica e dell'infarto. Una persona su sei ne è portatrice con un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale.
Società scientifiche ed esperti concordano sulla necessità di agire sull’organizzazione e il monitoraggio – anche attraverso i LEA - e sulla comunicazione per un paziente più consapevole
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Il documento ha affrontato il tema dell’aderenza terapeutica nei suoi diversi aspetti, sia a livello mondiale che italiano
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