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Infermieri, un ruolo maggiore col diminuire dei medici

Sanità pubblica Redazione DottNet | 22/03/2012 18:57

Gli infermieri italiani, a congresso a Bologna, sono di fronte a un particolare cambiamento del prossimo decennio: i medici in Italia diminuiranno, perche' l'anagrafe ne vedra' andare in pensione tanti, cancellando l'anomalia italiana di avere ''un numero di medici per abitante superiore alla media europea''. La presidente dell'Ipasvi (Federazione collegi infermieri), Annalisa Silvestro, lo sottolinea come un'opportunita' per ''utilizzare le competenze degli infermieri'', puntando sull'upgrading della professione.

La presidente sostiene l'ipotesi su due fronti: uno e' la ricerca del Censis che, presentata a Bologna dalla vice presidente Carla Collicelli, gia' dal titolo vede 'L'infermiere protagonista della buona sanita' del futuro' (il 90% degli intervistati lo individua tra gli attori principali) e suggerisce di ampliarne gli spazi di azione dove questo ''migliora la qualita' dei servizi, come nei Pronto soccorso'', per velocizzare la gestione dei 'codici bianchi' meno gravi. E' sulla stessa lunghezza d'onda il ministro della Salute, Renato Balduzzi, arrivato al congresso. Proprio riferendosi ai Pronto soccorso, ha concordato sull'ipotesi di utilizzare di piu' e meglio gli infermieri in farmacia e sul territorio: questa e' ''una delle frontiere prossime sulle quali dobbiamo cominciare ad attrezzarci''.

Per il ministro, e' poi urgente, ''non piu' rinviabile'', la trasformazione dei Collegi infermieri in Ordini professionali: dopo i cambiamenti degli anni Novanta, ''si tratta di adeguare la forma alla sostanza''.  La ricerca Censis intanto conferma che la professione ha raggiunto una buona reputazione sociale (lo pensa il 76,6% degli intervistati) e ''consente di trovare lavoro rapidamente (47%)'', cosa che in tempo di crisi non guasta: avviene entro un anno per il 93% dei laureati. La si sconsiglia solo per ''la durezza del lavoro (63%)'' e il reddito inadeguato (il 66,4%), ma per il 71% arrivera' un ''maggiore riconoscimento in termini di stipendi, status sociale e percorsi di carriera''.

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A questo pensa la Silvestro, quando parla del suo secondo pilastro, alcune buone pratiche della sanita' che ha in mente. Tra gli esempi, l'ospedale di Porretta (Bologna): il ricoverato viene sistemato in base al livello di impegno infermieristico, indipendentemente dalla tipologia clinica, riconoscendo all'infermiere la gestione dei posti letto e della continuita' di cura. Poi, all'ospedale Borea di Sanremo, dal settembre 2010 un servizio per pazienti Hiv positivi e' gestito con incontri individuali da un infermiere 'counselor', e agli Ospedali Riuniti di Bergamo dal 2007 c'e' un ambulatorio infermieristico per le lesioni cutanee frequenti negli anziani e nelle patologie diabetiche, cardiovascolari, oncologiche. Altri esempi sono in Campania, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria. In una societa' dove prosegue l'aumento degli anziani e delle cronicita' che gia' negli anni scorsi hanno orientato la professione ''verso la centralita' della persona'' - spiega la Silvestro - ''c'e' bisogno di de-medicalizzare il rapporto con la sanita''', anche se sempre collaborando con i medici. Uno sforzo apprezzato dagli utenti, dice la ricerca, ma anche utile in tempi di crisi perche' le buone pratiche danno risultati, assicura, ''anche nella diminuzione dei costi''.

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