Più possibilità di prevenzione per il cancro del collo dell'utero riducendo, allo stesso tempo, i costi per la Sanità Pubblica. Tutto questo grazie al test dell'Hpv (Hc2), che analizzando il Dna rileva la presenza del Papillomavirus, causa principale di questo tipo di tumore. Il test, secondo gli esperti, potrebbe sostituire il Pap test come esame primario o integrarlo, migliorando la capacità di individuare precocemente la malattia e allungando i tempi dei controlli periodici che passerebbero da tre a 5 o 6 anni. Lo dimostrano i risultati, presentati a Roma, del primo screening, tutto italiano, che ha coinvolto nella prima fase 24 mila donne.
Il lavoro di prevenzione, che continuerà coinvolgendo presto 130 mila pazienti, è stato eseguito per la prima volta in Italia dall'Asl Roma G. "Il test - ha spiegato il ginecologo Sergio Pecorelli, membro della Commissione ministeriale prevenzione oncologica - è già utilizzato oggi come supporto al Pap test di dubbio significato diagnostico e nel follow up dei tumori trattati". Ma lo studio di riferimento, anche questo italiano e unico nel suo genere - l'NTCC (New Technology for Cervical Cancer) finanziato con fondi regionali, ministeriali ed europei - indica che il test Hpv può integrare e sostituire il Pap test, perché è più sensibile e identifica i tipi di virus più pericolosi consentendo di selezionare i casi da inviare ai controlli successivi.
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