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Pronto soccorso al Policlinico Universitario, 60 anni di chiacchiere

Sanità pubblica Redazione DottNet | 10/02/2017 19:28

L'accusa di Zuccarelli (Anaao): la politica latita

«Di questi giorni l'ennesimo chiacchericcio sull'apertura dei Policlinici universitari al dramma dell'emergenza. Da oramai 20 anni ciclicamente si torna a parlare di pronto soccorso e Università. C'è chi dice "è ora di aprire", poi un coro di "si". Qualche giorno di encomiabile dibattito, poi il nulla. La verità è che i nostri Policlinici non hanno mai aperto completamente all'emergenza perché non c'è stata la reale volontà» Lo dice Bruno Zuccarelli, segretario regionale ANAAO.

Il leader del Sindacato dei medici dirigenti non fa sconti a nessuno: «Ma ci rendiamo conto che in una Regione come la nostra, dove si è arrivati a curare le persone a terra, e Nola non è l'unico caso, si consente il lusso di tenere reparti e letti vuoti.

Ma ho la sensazione che aprire un Pronto Soccorso al Policlinico significherebbe perdere il controllo assoluto. Nel frattempo il Gemelli a Roma è un DEA di II livello, il Policlinico Umberto I è un pronto soccorso ed un primo soccorso aperto 24 ore ed anche l'Ospedale Policlinico Maggiore a Milano è un Pronto Soccorso. Noi, tanto per cambiare, siamo l'anomalia in Italia».

Il leader regionale dell'ANAAO si chiede se sia «possibile che a sollevare il tema debbano essere sempre i medici, quelli veri come Maurizio Cotrufo o Giuseppe Paolisso? Dov'è la politica? Perché continua a latitare? Mai più ultimi! Il problema è che pur avendo un ritardo di quasi 60 anni, su questo siamo ancora fermi con le 4 frecce. Mi rendo conto - prosegue Zuccarelli – che un Governatore di regione certe cose possa non saperle. E allora forse è il caso di ricordare che non si è mai vista una facoltà medica che non dia agli studenti la possibilità di apprendere sul campo cosa sia e come si affronta l'emergenza; le Università devono essere realmente aperte e  integrate con gli Ospedali in unica Scuola: quella della formazione permanente. Non possono esistere - conclude Zuccarelli- compartimenti stagni e gli studenti di Medicina ed i Medici devono potersi formare dove realmente si fa»

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