
Progetto sperimentale per sei mesi dopo il raddoppio dei casi
Medici e infermieri degli ospedali muniti di fischietto da oggi, per scongiurare il rischio di aggressioni da parte di esagitati e malintenzionati, sempre più frequenti negli ambulatori e nei reparti: 3000 all'anno, secondo la Fiaso (la federazione nazionale di Asl e ospedali). L'esperimento sarà condotto in Veneto, dove l'Ulss n.4, che ha competenza sui comuni della fascia nordorientale, ha fornito ai propri dipendenti un fischietto da usare in caso di emergenza. Quello delle aggressioni verbali e fisiche a medici e infermieri è un piccolo 'bollettino' di guerra in Italia, che non risparmia alcuna regione. La cronaca riporta anche violenze sessuali o omicidi, come quelli di Maria Monteduro, nel 1999 a Gagliano del Capo (Lecce), e della guardia medica Roberta Zedda, nel 2003 a Solarussa (Oristano), uccisa a coltellate dopo un tentativo di stupro.
Ogni giorno si registra una media di 10 episodi, rileva la Fiaso, mentre i casi avvenuti in tutto il 2017 nella penisola sarebbero 1.
Qualche settimana prima, il 14 marzo a Catania, una dottoressa era stata picchiata da due uomini ai quali aveva chiesto di lasciare la stanza dove era appena giunto il fratello di questi, in seguito ad un incidente stradale. Preoccupata dal raddoppio delle aggressioni nel 2017 nei suoi reparti (45 casi nel 2017 contro i 23 dell'anno precedente), l'Ulss ha messo in mano 200 fischietti a medici, infermieri e personale sanitario, per un periodo sperimentale di 6 mesi. Il personale ha anche ricevuto le istruzioni sulle modalità di impiego, che saranno differenti in relazione al contesto di utilizzo. "Il fischietto - spiega il dg Carlo Bramezza - verrà utilizzato dall'operatore in caso di pericolo, per richiamare l'attenzione dei colleghi o di altre persone, che possono così accorrere in aiuto".
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