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La maternità per le donne-medico convenzionate è un sogno

Medicina Generale Redazione DottNet | 18/07/2018 08:06

Smi: non hanno nessuna tutela e non fanno più figli

Lavorano di giorno e di notte, turni duri e grandi responsabilità, ma i loro diritti sono ben lontani dall'ideale di pari opportunità.   Rispetto ai colleghi maschi, per le circa 44 mila donne medico convenzionate italiane la vita non è facile. Soprattutto in tema di maternità e diritti poichè il contratto libero-professionale dei medici convenzionati non prevede una serie di tutele garantite invece a chi è dipendente. Sono medici del 118, di famiglia, delle guardie mediche, pediatre di famiglia, specialiste ambulatoriali e superano in numero i camici bianchi uomini specialmente al Nord, come nel caso del Piemonte, ma quando arriva il momento di fare un figlio ci pensano su più di due volte.

Finiti i cinque mesi di maternità infatti, il loro contratto non prevede pause per l'allattamento: l'unico modo per continuare a nutrire il figlio al seno è prendere giorni o periodi di malattia. Se decidono di restare a casa per uno o due mesi dopo la nascita, devono rinunciare allo stipendio in favore di chi le sostituisce, se sono medici del 118 e vanno in ambulanza non hanno diritto a una collocazione meno pesante durante la gravidanza e sono costrette a continuare con i turni di notte sui mezzi di soccorso anche con il pancione di sette mesi.  Una situazione ben tratteggiata dai dati pubblicati quattro anni fa dall'Ordine dei medici di Roma: una donna medico su due ha un solo figlio, una su tre è single, molte rinunciano o alla professione o alla maternità. Forti le criticità anche per l'adozione e l'affido.

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L'argomento è oggi al centro, insieme con altri temi, dell'incontro al Ministero della Salute chiesto dal Sindacato medici italiani (Smi) che evidenzierà come le attuali disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità prevedano uno specifico trattamento per i riposi giornalieri della madre lavoratrice, intendendo in tal senso unicamente le dipendenti, ma escludendo le donne medico convenzionate.  "E' inaccettabile che un medico, per il semplice fatto di essere un convenzionato, sia così pesantemente penalizzato a causa dell'assenza di una norma specifica e chiara e che quella vigente neghi il diritto anche economico al riposo per allattamento, giustamente garantito alle colleghe che lavorano come dipendenti", commenta il segretario generale dello Smi Pina Onotri.

Al Ministero della salute il sindacato proporrà uno specifico trattamento per i riposi giornalieri della madre lavoratrice anche quando è un medico convenzionato. Non solo: quando svolgono lavori a rapporto orario con turni anche di notte in gravidanza, è necessario che vengano ricollocate temporaneamente con esenzione dalle notti, così come durante i primi mesi di vita del figlio. "Chiediamo anche - conclude Onotri - che vengano studiati sistemi di flessibilità oraria per i medici donna che lavorano nei dipartimenti di emergenza. E l'introduzione di asili nido in strutture ospedaliere e asl sul modello di quello del Ministero della Salute"

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