Indagine di Cittadinanzattiva, i "tempari" sono una logica da contrastare
Almeno quattro Regioni italiane, Lazio, Liguria, Marche e Molise, prevedono 'visite a cronometro', ovvero disposizioni regionali o iniziative di singole aziende sanitarie locali sui minuti da dedicare alle visite mediche. E' quanto emerge dall'indagine di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, presentata ieri a Roma. I cosiddetti 'tempari', introdotti per ridurre i tempi delle liste d'attesa nella sanità pubblica, sono stati oggetto di contestazioni che hanno portato anche il Tar ad intervenire con una sentenza che di fatto bocciava il provvedimento introdotto nella regione Lazio.
Ma, dai questionari inviati da Cittadinanzattiva agli assessorati alla sanità, emerge che tra le 13 Regioni che hanno risposto alla domanda 'sono previste disposizioni sui minuti da dedicare alle visite?', in 4 hanno risposto sì: oltre, come noto, al Lazio, anche Liguria, Marche, Molise. "Quello degli stretti tempi di confronto con il medico - osserva Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato - è un elemento importante per l'aderenza alle terapie, perché il tempo di conoscenza è tempo di cura. Tempari e minutaggi possono compromettere la relazione di fiducia e la personalizzazione dei percorsi di cura, perché rendono i medici meri esecutori e il Sevizio sanitario una catena di montaggio. Contrastare questa logica è una misura imprescindibile per migliorare la corretta assunzione dei farmaci".
"Il regionalismo sanitario fa sì che la situazione dei 'tempari' sia a macchia di leopardo e tra l'altro senza un monitoraggio organico", commenta Antonio Magi, segretario del Sumai, sindacato unico dei medici ambulatoriali italiani e promotore del ricorso al tribunale amministrativo. "In materia non esiste un'anagrafe precisa né numeri organici a livello nazionale. Alcune regioni stanno provando a introdurre provvedimenti simili, come Sardegna e Toscana, ma i tentativi per ora sono bloccati a seguito della sentenza del Tar del Lazio".
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