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Fertilità: solo il 5% sa che nelle donne cala dopo i 30 anni

Medicina Interna Redazione DottNet | 29/09/2018 17:06

Lacune anche tra medici sul ruolo dell'età e sulla capacità riproduttiva

Nonostante molti pensino di essere informati, in realtà solo il 5% delle persone sa che le le possibilità biologiche di una donna di avere figli iniziano a ridursi già dopo i 30 anni, mentre una buona parte (27%) pensa che ciò accada ben più tardi, verso i 40-44 anni. E' uno dei dati emersi da un'indagine nell'ambito del sistema di sorveglianza Passi coordinato dall'Istituto superiore di sanità (Iss). La ricerca, condotta su un campione di 21.217 persone tra i 18 e 49 anni, e pubblicata dal ministero della Salute in occasione della terza Giornata nazionale di informazione e formazione sulla salute riproduttiva, evidenzia dunque una scarsa consapevolezza del ruolo dell'età nella fertilità biologica femminile e ancor più nella capacità riproduttiva maschile.

In quest'ultimo caso infatti, tra le persone intervistate, nove persone su dieci (87%) hanno dato una risposta assolutamente inadeguata (oltre i 45 anni) o non sanno dare alcuna indicazione. Anche la seconda indagine, condotta tra ginecologi, endocrinologi, andrologi, urologi, e personale ostetrico delle principali società scientifiche e federazioni di categoria sulla salute riproduttiva, ha evidenziato alcune lacune. Ad esempio non è chiaro per tutti che l'età, anche quella maschile, è una componente fondamentale della capacità riproduttiva e che bisogna insistere su questo tema con i pazienti e le coppie, quando c'è il tempo per intervenire.

E' ancora non soddisfacente l'informazione data da questi medici sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili, e non tutti hanno chiara la necessità di effettuare la profilassi preconcezionale con acido folico e la tempistica con cui eseguirla. Inoltre ancora si prescrivono ai maschi infertili terapie non del tutto appropriate, e nel campo della fertilità femminile persistono ancora, seppure minoritarie, pratiche chirurgiche non più appropriate. Infine c'è un generalizzato ottimismo sulle possibilità delle tecniche di procreazione assistita di risolvere sempre i casi, consigliandola anche quando è inutile.

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