Fondazione Gimbe, sono fonte di sprechi dalle trasfusioni inutili ai ricoveri
Troppi esami in ospedale: la continua ripetizione dei test di laboratorio di routine nei pazienti ricoverati, infatti, non solo rappresenta una rilevante fonte di sprechi ma può determinare effetti avversi anche gravi. Ad affermarlo è la Fondazione Gimbe, che ha elaborato un documento per ridurre la ripetizione di test di laboratorio nei pazienti. In particolare, la continua ripetizione di esami di laboratorio nei pazienti, avverte la Fondazione, determina effetti avversi prevenibili, sia clinici (anemia da ospedalizzazione, aumento della mortalità nei pazienti con patologie cardiopolmonari) sia economici (esecuzione di ulteriori test, trasfusioni inappropriate, aumento della durata della degenza).
"Il fenomeno è molto complesso - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - perché le prescrizioni ripetute di esami di laboratorio nei pazienti ospedalizzati conseguono alla variabile interazione di vari fattori: medicina difensiva, incertezza diagnostica, sottostima degli effetti avversi, scarsa consapevolezza dei costi, mancato feedback sulla prescrizione dei test, differente background formativo dei medici. Tuttavia, oggi consistenti evidenze scientifiche documentano sia l'efficacia di vari interventi per ridurre i test di laboratorio inappropriatamente ripetuti in ospedale, sia che tale riduzione non si associa ad un aumento di eventi avversi, quali mancate diagnosi, re-ospedalizzazione o mortalità". Per tali ragioni, Gimbe ha realizzato un Position Statement per offrire a professionisti e ospedali un documento multidisciplinare. Tre, si rileva, gli interventi efficaci per ridurre la ripetizione inappropriata di test: la formazione, l'audit ai professionisti sull'appropriatezza delle prescrizioni e la loro restrizione tramite cartella clinica informatizzata.
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