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Brexit: una minaccia per la salute pubblica

Sanità pubblica Redazione DottNet | 16/01/2019 13:45

Per l'Efpia ci saranno problemi da rallentamenti delle forniture e dalle procedure di approvazione dei farmaci

 "Minacce reali, tangibili e immediate alla sicurezza dei pazienti e alla salute pubblica, sia nel Regno Unito che in Europa". La prospettiva che il Regno Unito lasci l' Unione europea in modo disordinato il 30 marzo 2019 senza un accordo preoccupa seriamente l' Efpia (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations), all' indomani della decisione del parlamento britannico di respingere l' accordo sulla Brexit.

Se già sono segnalate scorte di farmaci in Gran Bretagna, a risentire di una Brexit disordinata potrebbero essere i pazienti di tutto il Vecchio Continente.

"Ora - ha detto il direttore generale di Efpia, Nathalie Moll - è il momento per i responsabili politici nel Regno Unito e nell' Ue di mettere da parte la politica e attuare misure per evitare che i pazienti siano danneggiati dalle conseguenze della Brexit. In particolare, dall' interruzione della fornitura di medicinali, compresi i ritardi nei trasporti alla frontiera, anche dal momento in cui lo sviluppo, la fabbricazione, l' imballaggio, i test di sicurezza e la regolamentazione sui medicinali non beneficiano più del mutuo riconoscimento".

L' industria farmaceutica rivendica di aver lavorato "instancabilmente" in questi mesi per prepararsi a fronteggiare gli imprevisti per ogni scenario. E chiede ai negoziatori di concordare "una serie di azioni che devono essere intraprese per proteggere i pazienti". A partire dall' introduzione di misure per continuare "a riconoscere i test realizzati nel Regno Unito almeno fino a quando non potranno essere trasferiti nell' Ue; di misure per consentire la continua partecipazione del Regno Unito a piattaforme di condivisione dei dati che proteggono la salute pubblica e la sicurezza dei medicinali in Europa; discussioni tra le autorità competenti e il settore per coordinare piani di emergenza, come l' inserimento di corsie preferenziali o rotte prioritarie per medicinali nei porti e negli aeroporti".

Non solo: "I medicinali e i materiali di sperimentazione clinica - chiede la Farmindustria europea - dovrebbero essere temporaneamente esentati da nuovi controlli doganali e di frontiera". Inoltre occorrerebbe "consentire che i documenti e i controlli normativi siano completati lontano dal confine fisico. E l' Autorità europea per la sicurezza aerea (Easa) dovrebbe riconoscere i certificati rilasciati nel Regno Unito per garantire che gli aerei possano continuare a volare". Efpia chiede anche ai negoziatori di "esplorare la possibilità di esentare dai controlli di frontiera anche gli ingredienti farmaceutici attivi (Api) e le materie prime dei medicinali, per garantire che la produzione di farmaci continui con interruzioni limitate".

Per il bene dei pazienti è necessario che i responsabili politici mostrino "un' attenzione immediata ed elevata alla questione della regolamentazione e della fornitura di medicinali nella fase post Brexit. Noi, insieme a molti altri nella comunità sanitaria e in tutto il settore delle scienze della vita, riteniamo che un impegno esplicito a garantire una cooperazione a lungo termine sulla regolamentazione dei farmaci e delle tecnologie mediche sia nell' interesse dei pazienti e della salute pubblica", conclude l' Efpia.

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