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In Italia guariti da tumore 44.000 bambini e ragazzi

Oncologia Redazione DottNet | 15/02/2019 10:59

Nel mondo oltre 300mila diagnosi ogni anno. A rilento la ricerca di nuovi farmaci

La possibilità di ammalarsi di tumore aumenta con l'età, ma ciò non significa che questa malattia risparmi i più piccoli. Ogni anno circa 2.200 bambini e ragazzi ne ricevono una diagnosi in Italia. Ma, grazie ai progressi nelle terapie, quelli che possono dire di averla superata sono oggi ben 44.000: un esercito di giovani, molti dei quali ormai trentenni. A fare il punto sul loro futuro e il futuro della ricerca, la Giornata internazionale contro il cancro infantile, che si è celebrata il 15 febbraio scorso. Ogni anno nel mondo 300.000 bambini e ragazzi ricevono una diagnosi di cancro, soprattutto leucemie, linfomi, tumori al cervello. Ma le possibilità di sopravvivenza variano moltissimo a seconda di dove si nasce.

Nei paesi più ricchi fino all'80% dei bimbi ha la possibilità di guarire.

In quelli più poveri, dove queste patologie vengono scoperte in ritardo e spesso non si hanno a disposizione farmaci, non supera il 20%. Portarla al 60% entro il 2030 è l'obiettivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: questo significherebbe salvare un milione di vite nel prossimo decennio. Ma la ricerca di nuovi farmaci procede a rilento. "In 20 anni appena 4 nuove terapie sono state approvate per la cura dei tumori infantili - spiega Angelo Ricci, presidente della Federazione italiana associazioni di genitori di oncoematologia pediatrica (Fiagop) - di questo passo occorreranno 300 anni per riuscire a trovarne una per ogni neoplasia infantile".

Di qui la Giornata internazionale del 15 febbraio, per rivendicare il diritto a trattamenti medici appropriati e a cure senza dolore.  Si può fare molto, spiega Ricci, "per incentivare la ricerca in questo settore, facilitando la possibilità di includere minori nelle sperimentazioni o riscoprendo 'vecchi' farmaci che potrebbero avere una nuova vita in ambito pediatrico. Grande interesse deriva, inoltre, dalla Car-T, che sia pure in fase sperimentale sembra promettere nuove possibilità di cura".

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