Parg inibitori ne sfruttano la difficoltà nel replicare il DNA
Una nuova classe di farmaci è in grado di fermare la crescita delle cellule tumorali ovariche, sfruttandone la debolezza nella capacità di copiare il loro DNA. E' quanto dimostrato uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Cell, che potrebbe in futuro aprire la strada a terapie da utilizzare anche sull'uomo. Il tumore ovarico è una delle forme più aggressive di neoplasia nelle donne e viene definito 'killer silenzioso' perché spesso viene scoperto quando è già in stadio avanzato. "Purtroppo, per la maggior parte delle donne con diagnosi di carcinoma ovarico, il cancro ritorna tra 12 e 18 mesi del primo trattamento. Quindi c'è una pressante necessità di sviluppare nuove terapie per trattare questa condizione", ha detto il ricercatore capo, Stephen Taylor, dell'Università di Manchester.
Il team di scienziati è stato in grado di schermare le cellule tumorali ovariche per geni specifici che, una volta eliminati, avrebbero determinato la sensibilità a una nuova classe di farmaci, gli inibitori di PARG. Prima che una cellula si divida, deve replicare il suo DNA per assicurare che la quantità necessaria venga trasferita alle sue cellule figlie. La ricerca ha dimostrato che un difetto intrinseco nella capacità della cellula del cancro ovarico di replicare il suo DNA può essere sfruttato dall'inibitore PARG (PDD00017273) per uccidere la cellula cancerosa stessa. Questa nuova classe di farmaci potrebbe pertanto indicare un nuovo modo di aiutare i pazienti in cui il tumore non ha risposto ai trattamenti standard.
fonte: Cancer Cell
A più di cinque anni dall’arrivo in Italia della prima terapia genica, le CAR-T sono una realtà nella pratica clinica: crescono i successi nel trattamento di alcune patologie onco-ematologiche
L’approvazione Europea è supportata dai risultati dello studio clinico di Fase 3 SELECT GCA che ha dimostrato che i pazienti trattati con upadacitinib hanno raggiunto l’endpoint primario della remissione sostenuta e importanti endpoint secondari
Il trattamento in prima linea con daratumumab in somministrazione sottocutanea e in combinazione con bortezomib, lenalidomide e desametasone ha mostrato nei pazienti eleggibili a trapianto una sopravvivenza di circa 17 anni
Talquetamab è la prima immunoterapia per il trattamento del mieloma multiplo che abbia come target il GPRC5D (G-protein coupled receptor family C group 5 member D)
Via libera da Aifa, riduce i sintomi intestinali senza l'uso di steroidi
Lo studio sperimentale di fase III è stata la più ampia sperimentazione sulla fibrosi polmonare idiopatica (IPF) ad oggi mai condotta, in corso presso circa 400 centri e in oltre 30 Paesi
Lo rivela la prima analisi globale sull'argomento pubblicata sulla rivista The Lancet e condotta dal Global Research on Antimicrobial Resistance (Gram) Project
La dose giornaliera del farmaco contro il diabete ha preservato la cognizione e ritardato il declino di alcuni tessuti
Commenti