'Possibili risparmi del 20% da impiegare per terapie innovative'
La spesa per i farmaci anticancro è passata da 3,3 miliardi di euro nel 2012 a più di 5 miliardi nel 2017, rappresentando la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica e rappresentando un problema per la sostenibilità del Sistema sanitario: per questo l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), insieme ad altre società scientifiche, ha firmato un Position Paper a favore dei farmaci biosimilari in oncologia, ovvero medicinali sviluppati in modo da risultare simili ad un farmaco biologico di riferimento già autorizzato. Il tema è stato al centro del convegno nazionale organizzato oggi al Senato dall'AIOM.
"Gli oncologi hanno da tempo sviluppato una particolare sensibilità verso le tematiche di governo della spesa - spiega Roberto Bordonaro, Segretario Nazionale AIOM -. L'utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi di circa il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell'accesso a terapie innovative". Ma la qualità e la sostenibilità del sistema si garantiscono anche e soprattutto attraverso politiche di sostegno alla ricerca e allo sviluppo, avvertono gli oncologi: "l'Italia investe solo lo 0,5% del proprio PIL a questo scopo e nel nostro Paese è in preoccupante flessione il numero di professionisti dedicati alla ricerca biomedica, con addirittura una perdita del 20% dei dottori di ricerca. Nonostante ciò, nel corso del 2017 - ricorda l'AIOM - i lavori scientifici italiani in ambito oncologico pubblicati su riviste mediche sono stati oggetto di 3.009 citazioni da parte di altri autori, ponendo il nostro Paese al primo posto in Europa in questa speciale classifica, davanti a Germania, Francia e Regno Unito".
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