La maggioranza è in ritardo. Sogei, poche si sono collegate al sistema, ognuna fa come vuole
Referti di analisi ed esami diagnostici, lettere di dimissioni ospedaliere ma anche prescrizioni di farmaci e lo stato generale di salute del cittadino: il fascicolo sanitario elettronico è un cofanetto virtuale che può racchiudere tutte queste informazioni. Ma che ancora stenta ad andare a regime. Sono 11,5 milioni gli italiani che lo hanno attivato, ma concentrati al Centro-Nord e la maggior parte di loro non ne sfrutta tutte le potenzialità. "Tutte le Regioni si stanno attrezzando con i fascicoli sanitari elettronici", ma ancora oggi "sono poche quelle che hanno connesso il loro sistema".
È questo uno "degli aspetti su cui accelerare", secondo Andrea Quacivi, amministratore delegato di Sogei, la società d'informatica del Mef. Secondo i dati dell'Agenzia Digitale, 18 regioni, almeno su carta, hanno implementato il sistema, ma solo 11 sono quelle che hanno completato al 100% il suo sviluppo. E solo 5 sono quelle in cui realmente una buona fetta di cittadini lo utilizza: Lombardia 56% (5,8 milioni di persone), Toscana 62% (2,3 milioni), Veneto 21% (1 milione), Friuli 75% (905mila), Emilia Romagna 14% (592mila) Trentino 97% (235mila).
Tutte le altre regioni hanno percentuali di utilizzo sotto il 3% della popolazione: anche laddove tutto predisposto per l'utilizzo, infatti, spesso manca l'informazione per i cittadini. "C'è un divario tra chi ha realizzato un fascicolo completo efficace nella gestione e chi fa più fatica" ma c'è anche poco dialogo tra sistemi, ha sottolineato l'Ad di Sogei. Per questo la società ha "realizzato una dorsale che permette il colloquio tra i vari fascicoli regionali", con "la connessione nazionale, così che un paziente possa essere curato sul territorio con tempestività, senza ripetere le analisi". Insomma, si procede a rilento, sottolinea Quacivi, anche perché "ogni Regione sta facendo il suo fascicolo sanitario elettronico", mentre averne avuto uno unico "sarebbe stato più semplice".
Ad oggi, inoltre, "un po' ovunque questo strumento non è utilizzato al pieno delle sue potenzialità", sottolinea Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della Federazione Italiana di Medici di Medicina Generale (Fimmg). "Viene usato dal cittadino per la prenotazione degli esami online e il ritiro di referti, mentre pochissimi sono i medici che lo usano per condividere, tra professionisti, informazioni assistenziali. Questo sarebbe particolarmente importante per i cronici, le donne in gravidanza, gli anziani e i bimbi". "Da 20 anni si parla di fascicolo sanitario elettronico - commenta Antonio Gaudioso, segretario di Cittadinanzattiva - ma ancora oggi se ci si sposta da un medico all'altro, bisogna portarsi dietro tutti gli esami cartacei, oppure gli esami vengono prescritti due volte perché i referti sono andati smarriti. E' scandaloso che questo avvenga nell'epoca dei big data".
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