Carenza medici, soffrono di più Lazio, Molise e Lombardia
Sempre meno e sempre più anziani i medici e i dentisti della sanità pubblica in Italia. E non sono sufficienti le iscrizioni ai corsi di laurea in medicina e alle scuole di specializzazione per compensare questa continua diminuzione di camici bianchi: tra 15 anni il Servizio sanitario nazionale perderà ben 14 mila medici. E sono Lazio, Molise e Lombardia le Regioni attualmente con le minori dotazioni di dottori. E' il quadro tracciato dall' Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane - attivo all' interno di Vithali, spin off dell' Università Cattolica nella sede di Roma - che fa le sue proiezioni basandosi sui dati del ministero dell' Istruzione, università e della ricerca e del ministero della Salute. Dei 56 mila medici che il Ssn perderà nei prossimi 15 anni, infatti, sarà rimpiazzato solo il 75%, ovvero 42 mila. Un dato che tiene conto dell' attuale numero di posti per i corsi di laurea in Medicina e chirurgia e delle scuole di specializzazione messi a bando ogni anno.
Più nel dettaglio: se nell' anno accademico 2019/2020 saranno immatricolati 10 mila studenti, si può prevedere che di questa 'classe' circa 8 mila e 700 saranno laureati tra 6 anni, considerando poi le 'classi' successive, in 10 anni in Italia ci saranno circa 49 mila nuovi laureati in Medicina e chirurgia.
La dotazione minore di medici si riscontra nel Lazio, Molise e Lombardia che hanno 1,3 e 1,4 medici ogni 1.000 abitanti, a livello nazionale si attesta a 1,7 per 1.000. Molise e Lazio sono le regioni che hanno sperimentato la diminuzione più marcata dal 2013, 16,3% e 13,3% rispettivamente. In generale, la dotazione di medici mediamente più bassa si registra al Sud, a eccezione della Sardegna e della Basilicata che vantano un rapporto medico/popolazione superiore alla media nazionale, rispettivamente 2,7 e 2,1 ogni 1.000 abitanti. La riduzione dei medici si accompagna a un progressivo invecchiamento. Infatti, nel 2016, quasi il 52% ha oltre 55 anni, sale al 61% tra gli uomini, tra le donne si attesta al 38%. Tra i 50 e i 59 anni la quota dei medici si attesta al 41%, tra i 40 e i 49 anni a circa il 23%. La dinamica temporale osservata dal 2013 al 2016 è molto preoccupante, infatti è aumentata di quasi il 10% la quota di medici ultrasessantenni, la variazione è del 7% al Nord, dell' 8% al Centro e sale fino al 14% nelle regioni del Mezzogiorno.
"La prospettiva futura è allarmante - avvertono Ricciardi e Solipaca - in quanto, nel 2016, i medici con più di 55 anni sono oltre 56 mila, quindi nel corso dei prossimi 15 anni, a legislazione vigente e al netto di uscite anticipate legate alla riforma nota come 'quota 100', ci si attende un' uscita per pensionamento di pari entità. Lo scenario appena prospettato - concludono i ricercatori dell' Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane - è aggravato dal fatto che la programmazione degli accessi ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, nonché quelli previsti per le scuole di specializzazione, non ha considerato il fabbisogno di medici che avrebbe dovuto assicurare, come dimostrano le stime che seguono effettuate dall' Osservatorio. Il rientro dal deficit delle Regioni attuato tagliando la spesa per il personale medico da un lato, la cattiva programmazione degli accessi ai corsi di laurea e di specializzazione dall' altro mettono il Ssn di fronte a una vera emergenza per il futuro".
"Nursing up: "No a misure tampone". Il ministro: "Sulle liste di attesa le regioni utilizzino i fondi già stanziati"
La disparità salariale, associata al peggioramento delle condizioni di lavoro, contribuisce a una crescente insoddisfazione tra i camici bianchi del nostro Paese
L'abuso della posizione dominante di Teva rilevato dall'antitrust Ue si è verificato nei mercati del glatiramer acetato (il principio attivo contenuto nel Copaxone) in Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna
Gemmato: “Le sfide di un SSN più moderno le abbiamo fatte nostre con responsabilità e grande impegno e le portiamo avanti grazie al prezioso supporto di tutti gli attori che animano il mondo della sanità italiana"
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
Le richieste puntano sull'adeguamento economico e sulla riorganizzazione del lavoro
Con la graduatoria parte la caccia ai 22mila posti
Nursing Up: "Mai così tante. In nessun ospedale agenti dopo le 24"
Commenti