Lo indicano i dati della sperimentazione di fase 1 condotta dal gruppo di Angelo Vescovi dal 2012 al 2015, pubblicati sulla rivista Stem Cells Translational Medicine
Almeno dieci anni di ricerca e alla fine è arrivata la prima risposta: le cellule staminali del cervello possono essere trapiantate in modo sicuro per combattere la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla). Lo indicano chiaramente i dati della sperimentazione di fase 1 condotta dal gruppo di Angelo Vescovi (nella foto) dal 2012 al 2015, pubblicati sulla rivista Stem Cells Translational Medicine dopo cinque anni di osservazione dei 18 pazienti che hanno ricevuto il trapianto. Coordinato da Vescovi e Letizia Mazzini, il test è stato condotto negli ospedali Maggiore della Carità di Novara e Santa Maria di Terni, nell'Università di Padova e nell'Istituto Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Tutti e 18 i pazienti trattati avevano una diagnosi definitiva di Sla e hanno ricevuto ciascuno da tre a sei trapianti di cellule staminali neurali.
"Abbiamo dimostrato che in pazienti fragili come quelli colpiti dalla Sla si può intervenire con un intervento abbastanza invasivo senza causare problemi", ha detto Vescovi all'ANSA. Per tutti i trapianti di cellule staminali il timore più grande era stato finora che queste cellule difficili da controllare potessero scatenare dei tumori. "Rispetto a sette anni fa siamo molto più tranquilli, anche se sappiamo che è bene non abbassare mai la guardia", ha osservato Vescovi. A garantire la sicurezza, ha proseguito, è che "è più sicuro utilizzare cellule di cui si conosce la storia". Per questo "in tutti i pazienti sono state trapiantate cellule dello stesso tipo, prelevate dallo stesso donatore". Una procedura finora unica perché di solito le cellule staminali vengono prelevate da donatori diversi. "Il nostro gruppo - ha rilevato Vescovi - ha utilizzato cellule prelevate da soli due donatori da aborti spontanei". I ricercatori le chiamano cellule master perché funzionano proprio come il master di un disco: sono il punto di riferimento al quale si torna ogni volta che è necessario produrre nuove cellule e grazie a questa tecnica, ha spiegato Vescovi, "sono state ottenute linee di cellule staminali sicure, stabili e certificate clinicamente, con le quali potremmo fare sperimentazioni per altre malattie".
Le cellule diventano veri e propri farmaci con i quali è possibile condurre sperimentazioni omogenee". Adesso si attende l'autorizzazione per la fase 2 dei test clinici sulla Sla: Vescovi non esclude che possa partire "entro fine anno" e su una sessantina di pazienti. Parallelamente si guarda ad altre malattie perché le cellule staminali omogenee potranno essere disponibili per sperimentazioni su malattie diverse. In Italia, per esempio, è in corso quella sulla sclerosi multipla. "Nel 2020 - ha detto ancora Vescovi - si potrebbero affrontare i primi test sull'uomo per riparare le lesioni spinali croniche, basati sulla combinazione di cellule staminali e nanomateriali biologici che, insieme, permettano la crescita delle fibre nervose. Stiamo preparando la fase preclinica". Al nastro di partenza, invece, studi preclinici su morbo di Parkinson e danni da ischemie da parto".
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